Si è da poco conclusa la mostra (XnYnZn) Stratificare Spazi a cura di Francesco Pieraccini e Marcella Toscani, ospitata all’interno della falegnameria artistica Bioforme, in Via Cenisio a Milano. L’edificio ospita diversi studi e officine, tra i quali il laboratorio di falegnameria, uno spazio del fare dominato dal profumo del legno, tra attrezzi di lavoro e opere d’artigianato esposte qua e là.
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La mostra è stata allestita negli spazi adiacenti, in un ambiente che si allontana dal tradizionale white cube da galleria e che rappresenta una sfida curatoriale stimolante: uno spazio che desidera farsi vedere, che mostra la sua presenza senza soffocare ciò che si trova all’interno. Le opere selezionate appartengono a dodici artisti emergenti, la maggior parte dei quali fresca di accademia: Alessandro Azzoni, Mariantonietta Bagliato, Martina Brembati, Irene Coppola, Tania Fiaccadori, Roberta Garbagnati, Virginia Garra, Aldo Lurgo, Giulia Maiorano, Carlo Miele, Riccardo Molteni, Claudia Ponzi.
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Il concept curatoriale che sottende all’insieme dei lavori è una riflessione sul tema dell’abitare: l’appropriarsi di un luogo con il corpo e con la mente. Il primo è di per sé qualcosa di confinato, limitato a un tempo e a uno spazio. Al contrario la mente è in viaggio costante, può trovarsi qui, insieme al nostro corpo, o altrove. Partendo proprio dall’idea di ampliare il concetto di abitare, e quindi di spazio, i curatori finiscono per considerare tutte le possibili dimensioni che la mente si trova a visitare. Ecco svelato l’arcano dello strano nome della mostra: x, y e z sono le coordinate di un punto in uno spazio cartesiano, mentre n sono le infinite possibilità di campi che si possono abitare contemporaneamente. In questo modo si delinea un multiverso di possibilità.
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Le opere in mostra affrontano questa riflessione in un’ottica stratificata e priva di limitazioni. Varietà che si ritrova anche nell’eterogeneità dei media scelti: dalle immagini tratte dai mondi virtuali di Interiors e Jimbly’s House, alla video art, alla performance, fino alla pittura. Si delinea in questo modo l’impossibilità di trovare una definizione precisa del concetto di partenza, essendo esso in costante oscillazione.
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Le opere in mostra indagano luoghi privati e pubblici, spazi cybernetici, immaginati, ricreati: gli spazi diventano soggetto della rappresentazione, oggetto di analisi, strumento di creazione.
Andrea Ferrarini