La semantica frasale si occupa del significato di espressioni linguistiche. Lo studio e la comprensione del significato di una frase sono spesso attività complesse, perché le parole e frasi possono essere ambigue e perché dietro una frase c’è sempre una situazione, un parlante, le sue intenzioni. Proprio questo indirizzo di ricerca caratterizza l’ultimo lavoro di Elena Costelian: il libro Waste paper for the blind, dal titolo ambiguo, senza senso e aperto a diverse interpretazioni.
Il libro, che sarà presentato il prossimo febbraio presso Archive Books di Berlino e a New York per un’iniziativa curata da Rachel Vera Steinberg, raccoglie 113 slogan della contemporaneità presentati singolarmente uno per pagina in formato A3. Keep calm, Take care, Elsewhere is here, sono solo alcune delle frasi che assimiliamo quotidianamente, da parenti, amici o dai media e che l’artista ha raccolto in lingua inglese, francese e tedesca. Waste paper for the blind è un progetto che vuole essere una riflessione sul significato della parola e su come una determinata frase possa acquisire valenze diverse in relazione al contesto di riferimento; una questione rilevante in un momento storico in cui siamo sopraffatti da immagini e slogan. Qual è il senso più profondo di una determinata frase? Qual è il senso per l’artista, per me, e per un pubblico che vive in un diverso contesto sociale?
Elena Costelian ha origini rumene, ma ha vissuto a Parigi dal 1987 e ora vive e lavora a Berlino. Ha collaborato con la Kunsthalle, Contemporary Art Center di Mulhouse in Francia, con il Nouveau Centre Pompidou-Metz, con The center for arts Books di New York e sta attualmente elaborando un progetto per lo Stasimuseum di Berlino. Il suo lavoro trova radici in un processo itinerante legato all’esplorazione e ricerca di territori distintivi. Essendo particolarmente attenta alla relazione tra memoria collettiva e individuale, cerca di ricostruire, tramite performance e installazioni, questi movimenti geografici legati da forti emozioni.
I soggetti delle sue opere sono luoghi che hanno fatto la storia dell’età contemporanea ma che sono ora svuotati dalla loro funzione originaria. L’ artista indaga questi luoghi creando una cartografia che possa portare a un’alternativa lettura della storia. Si tratta di una deformazione della prospettiva, uno slittamento e un moltiplicarsi dei punti di vista.
Le sue riproposizioni di contesti reali, come ad esempio l’installazione Chernobyl on tour che ricrea una stanza in un edificio abbandonato della città, non sono mai totalmente accurate, ma grazie al loro realismo queste possono assumere la funzione di simulacri della storia contemporanea.
Seguendo questo indirizzo volto alla ricerca di senso e messa in discussione dei punti di vista, l’artista vuole quindi invitare il pubblico a relazionarsi con il libro, ad appropriarsi degli slogan, strappando le pagine e affiggendoli in diversi contesti e realtà metropolitane, per poi spedire le foto dell’intervento all’artista, la quale le catalogherà e presenterà successivamente al pubblico.
Il libro d’artista quindi per Elena non è un bell’oggetto ma uno strumento che spinge a una ricerca di senso all’interno delle stesse pagine e in relazione al mondo che ci circonda.
Laura Casarsa