Conversation Piece è il titolo della ventinovesima edizione del Festival Transmediale, atteso appuntamento dell’inverno berlinese che si svolge dal 3 al 7 febbraio all’Haus der Kulturen der Welt. Quest’anno il formato si rinnova puntando su un taglio più partecipativo e performativo. Senza la mostra principale e con un programma destrutturato, l’intento è di focalizzarsi sugli spazi di scambio e di confronto favorendo gli interventi dal vivo, il carattere effimero delle installazioni e la sperimentazione con i formati ibridi.
La riflessione ruota sugli aspetti della vita contemporanea nell’epoca del capitalismo digitale: quali sono le attività e i comportamenti che la caratterizzano? Il team curatoriale, sotto la direzione artistica di Kristoffer Gansing, ha indicato quattro percorsi: Anxious to Act, Anxiuos to Make, Anxious to Share e Anxious to Secure. Qui il termine anxiety non significa soltanto paura o nervosismo ma anche urgenza di agire provocata da uno stato diffuso di profonda instabilità. L’accento posto sulla conversazione privilegia, infatti, uno spazio di mezzo tra l’azione e la passività.
Il Festival si apre oggi, mercoledì 3 febbraio, con il documentario di Steve Rowell intitolato Parallelograms, una mappatura delle tipologie architettoniche dell’industria e della politica americane. A seguire il talkshow sperimentale Superschool: Conversation Starter con Inke Arns, Ed D’Souza, Teresa Dillon, Oliver Lerone Schultz, Fredrik Svensk, Ben Vickers e Theresa Züger, moderato da Superschool. La serata prosegue con la performance musicale before all hell broke loose di Vilunki 3000 / DJ Candle In The Wind, Tomi Leppänen e Stiletti-Ana e con Market of Immaterial Value di Valentina Karga e Pieterjan Grandry, un evento interattivo dove il pubblico può creare o aggiungere del valore immateriale all’arte secondo i principi dei mercati finanziari. François-Joseph Lapointe, invece, stringendo la mano ai visitatori durante la sua performance 1000 Handshakes, raccoglierà una comunità microbiale per il suo progetto di mostra all’Art Laboratory di Berlino. Infine con Hello, City! A Live Cinema Performance of Where the City Can’t See l’architetto Liam Young propone la sua visione della città tra fiction e futuro.
Nei giorni successivi gli interventi spaziano dalla questione della sicurezza e della governance all’agency politica, dalle possibilità di un’azione culturale critica al ruolo delle tecnologie digitali nelle pratiche artistiche contemporanee fino ai temi più controversi del controllo dei confini e dell’identità nazionale. Il calendario completo è disponibile online sul sito di Transmediale.
Clara Carpanini