Ulteriore tappa del viaggio del Toro, è il confronto con qualcosa che lo obbligherà ancora una volta a varcare, o meglio ad aprire, i confini della sua Terra. Se con lo Scorpione è un salto nel buio, l’incontro con l’archetipo Acquario obbligherà il Toro a fare i conti con la “fastidiosa” necessità di cambiamento, sulla rotta tuttavia di una liberatoria autenticità…
Nella seconda casa taurina, ognuno di noi scarica in un lungo “download osmotico” i codici familiari che costituiscono l’ingombrante bagaglio di tradizioni e caratteri del nostro albero genealogico. Per non perdersi la valigia transgenerazionale nelle varie stazioni di snodo, possiamo immaginare che i nostri antenati abbiano dovuto mettere in campo tutta la loro perseverante resistenza psichica, oltre che culturale e che a ogni tentativo di deviazione di traiettoria da parte di uno dei membri del sistema-famiglia, i meccanismi di difesa del clan rispondessero con la rigidità necessaria affinché nulla cambiasse e tutto si mantenesse. Perché una struttura non si incancrenisca tuttavia, si rendono indispensabili periodiche iniezioni di “nuovo” che le consentano di rendersi flessibile, preparandosi ai futuri cambiamenti senza il pericolo di estinguersi, perché rimasta “indietro” rispetto alle fisiologiche metamorfosi sociali, economiche e culturali del macro-sistema in cui è inserita.
Dal micro al macro, da un individuo a forte connotazione taurina a un clan familiare sino ad un’intera nazione, anche l’astrologia, ponendo l’Acquario in quadratura al segno del Toro (in posizione cioè di difficile ma necessaria collaborazione tra i due archetipi), ci insegna che i confini fisici e psichici possono essere aperti, senza che questo significhi perdere le proprie radici. Sappiamo ormai che le risorse taurine sono le capacità e le qualità che non perderemo mai perché profondamente radicate dentro di noi. Se proviamo dunque ad allargare lo sguardo ed estendere il concetto di risorsa non solo a ciò che ha in dotazione una persona o un sistema familiare, ma un intero Paese, ci rendiamo conto, per esempio, che l’attaccamento feroce e disperato a un territorio, se non altro nella forma di totale chiusura e intolleranza verso chi, grazie alle proprie diverse risorse interne, potrebbe arricchirne l’humus garantendone il mantenimento nel tempo, non ha logico motivo di esistere. Allo stesso modo, le continue migrazioni di popoli che da sempre solcano il pianeta per le più svariate motivazioni, non sembrano per nulla disperdere i radicatissimi valori su cui si fondano le loro antiche seppur transitanti (spesso forzatamente) tradizioni.
Far leva sulla sicurezza, quella esterna, di superficie, è facilissimo proprio quando a regnare è la totale insicurezza interna. Puntare sull’avere per impedire una salvifica riflessione sull’essere, è la consolidata strategia per bloccare sul nascere consapevolezza e indipendenza di pensiero. L’Acquario, sollecitando l’apertura al nuovo, fa sì che ogni qualvolta ci sia rischio di stasi, qualcuno o qualcosa intervenga proponendo un’alternativa, magari liberando quel che di “diverso” già albergava dentro di noi ma che non aveva il coraggio di emergere per paura di andare contro al sistema. Come abbiamo però capito, una sana boccata d’aria acquariana sarà funzionale proprio alla sua sopravvivenza…
Viola Lilith Russi