La mostra alla Fondazione Merz indica un punto di chiarificazione nel lavoro dei Masbedo. Una svolta e una precisazione: dalle atmosfere del malessere, indefinite e umorali che hanno sempre caratterizzato il loro lavoro, verso un più esplicito pessimismo che identifica nella “fine delle ideologie” (a tutti i livelli) una ragion d’essere delle loro passate atmosfere.
In I Have a Dream dei sordomuti collocati in una lunga fila di monitor “leggono” tutti insieme emettendo in suoni irriconoscibili i discorsi delle grandi figure della libertà del XX Secolo: Martin Luther King, Aung Suun Kyyi, J.F Kennedy ecc… Tutti insieme recitano i testi grondanti sudore, sangue e lacrime delle difficili libertà del secolo scorso. Ma la lettura è impossibile e tutti insieme recitano un mantra incomprensibile o reso tale dalla qualità perdente della sfida (impossibile?) dell’Uguaglianza, Libertà, Fraternità. È la “password” che appare in negativo in questa mostra dei Masbedo. Ma è da molti anni la parola d’ordine dell’arte: il distacco dalle linee Moderniste del Progetto Futuro e dal concetto di Ottimismo formativo. Siamo in uno spazio oscuro da cui bisogna ritrovare dei nuovi punti di partenza.
Ed è uno spazio oscuro in cui è immerso il video Todestriebe, che dà il titolo alla mostra e si riferisce al concetto delle pulsioni di morte secondo Freud. Il confronto fra l’insetto e il corpo umano nell’ultimo e “scandaloso” video dei Masbedo è particolarmente interessante perché affronta infine lo scontro non detto fra cultura e natura.
La lunga sequenza documentaria di una mantide che divora il compagno durante la copula, è osservata da un pubblico attento ma illeggibile nelle sue reazioni. L’atto omicida e cannibale legato alla consumazione dell’atto di riproduzione viene ripreso nella sua completezza davanti all’imperturbabile pubblico. Pubblico che viene però continuamente comparato fisicamente agli insetti, con primi piani di fastidioso ingrandimento in cui la materia-corpo umana assomiglia sempre più alla materia corpo-animale. Peli, deformazioni della pelle e del corpo vengono così accorpati in una stessa area della fisicità e dell’animalità. Un altro sogno, quello della parità e della comunicazione fra i sessi sembra così rifiutato. L’individualità non accetta più altro da “se stessa” che non sia la sua realtà fisica. La fisicità della realtà non è più in questione. In questione è la “verità delle cose”, la verità delle idee.
Un video precedente (2013), Ionesco Suite rappresenta l’umore ancora adolescenziale con cui i Masbedo hanno raccontato finora l’incomunicabilità e la solitudine come condizione naturale. In una stanza vuota, in una casa vuota e in un’ancora più vuota Islanda, una tavola ricoperta di recipienti di cristallo scintillanti, come per un natale ottocentesco alla “Fanny e Alexander” (Ingmar Bergman, 1962).
Una pioggia di foglie d’oro e d’argento cade lentamente attendendo un evento inatteso e fantastico (la Felicità?) poi si trasforma in una pioggia di elementi sempre più pesanti fino a quando una pioggia di fango arriverà a distruggere i bei cristalli e la tavola imbandita. Come nel drammatico passaggio dall’infanzia all’adolescenza di Fanny e Alexander, tutto vira al nero.
Lorenzo Taiuti
Todestriebe
MASBEDO, a cura di Olga Gambari
Fondazione Merz
Via Limone 24, 10141, Torino