Industrial music for industrial people. Questo fu, nel 1976, lo slogan[1] propugnato da un’oscura neonata etichetta musicale inglese, l’Industrial Records, che accompagnò lo sviluppo di un movimento musicale dagli assunti anti-musicali, nichilisti e radicali. Musica per una società di umani alienati da sé stessi, sempre più interconnessi alle macchine da essi create, uno scenario simile a quello trasfigurato nelle prose di un Ballard o di un Philip K. Dick negli anni ‘60, una fantascienza in cui l’incubo non è generato solo dalla tecnologia ma è connaturato alla psiche umana. I primi fautori della Industrial music si muovo sulla stessa linea, interessati portare a galla le pulsioni più recondite dell’uomo, mettendolo a nudo nei suoi aspetti più ripugnanti, in controtendenza alla società di massa della pop culture, del gusto uniformato e banale, della morale condivisa e rassicurante. Ma l’obiettivo è anche quello di spingersi fino agli estremi di ciò che poteva essere fatto con l’“arte” o con la “musica”.
Così scrive Genesis P-Orridge, leader dei Throbbing Gristle, iniziatori della Industrial music: “La Industrial Records iniziò come indagine. [Noi] volevamo indagare fino a che punto fosse possibile manipolare il suono, presentando complessi collage di rumori non orecchiabili in un contesto di cultura di massa riuscendo a convincere e a convertire. Volevamo reinvestire la musica Rock di contenuto, motivazione e rischio. I nostri dischi sono documenti di attitudine, esperienze ed osservazioni da noi compiute […]. La moda era un nemico, lo stile irrilevante.”[2]
I Throbbing Gristle (Genesis P-Orridge, Peter “Sleazy” Christopherson, Cosey Fanni Tutti, Chris Carter) nascono a Londra nel 1976 a seguito dello scioglimento del collettivo artistico performativo COUM Transmission, attivo dal 1969. Nei primi epocali concerti, ancora vicini a estreme operazioni artistiche tra Fluxus e Wiener Aktionismus, trasformano la formula del concerto “rock” in una operazione “multimediale” ante litteram, che unisce shock visuali (filmati disturbanti, luci accecanti), violenza performativa, messe in scena sadiche o oscene e inquietanti colonne sonore deteriorate (voci e strumenti distorti, elettronica e collage sonori portati agli antipodi dell’orecchiabile).
Questa formula costituirà un punto di annichilimento della forma musicale ancora più radicale del coevo punk; la parabola fra il 1976 e il 1981 dei T.G. marca un punto di non ritorno nella storia della musica “rock”, ne smembra ogni stilema per farne uno strumento artistico di indagine sui lati più oscuri della natura umana, sovvertendo e parodiando i meccanismi del mercato musicale. Nel 1981 il collettivo si scioglie e conseguentemente viene chiusa la Industrial Records, che nel frattempo ha pubblicato dischi di progetti affini come Cabaret Voltaire, Clock DVA, Monte Cazazza, SPK, The Leather Nun, Thomas Leer and Robert Rental. Perfino un LP di sperimentazioni sonore di William S. Burroughs, dal 1971 molto vicino a P-Orridge, e principale influenza per l’Industrial tutto, specialmente per la sua tecnica di cut-up sviluppata insieme a Brion Gysin.
Il progetto T.G. e la Industrial Records vengono riattivati nel 2004. A quasi trent’anni dal primo show Genesis P-Orridge e soci hanno influenzato generazioni di musicisti, scatenando ricerche e incursioni in territori estremi ed oscuri dove mai prima si era spinta la sperimentazione musicale, un’influenza che raggiunge oggi anche il mercato musicale più mainstream. Negli ultimi anni si assiste inoltre a un riconoscimento dell’importanza di quest’opera, unitamente al ritorno degli stessi T.G. sulle scene. Fra gli eventi recenti più rilevanti cito la performance live alla Turbine Hall della Tate Modern (Londra, 26 maggio 2007) consistente nella sonorizzazione della proiezione di rari film in super 8 di Derek Jarman (la prima collaborazione fra il regista britannico e i T.G. risale al 1981); la retrospettiva Industrial Annual Report curata da Markus Müller in collaborazione con Cosey Fanni Tutti al KW Institute of Contemporary Art a Berlino nel dicembre 2005; la partecipazione alla Triennale di Yokohama nel 2008 con l’installazione sonora A=p=p=a=r=i=t=i=o=n in collaborazione con Cerith Wyn Evans.
Nel 2010 i T.G. annunciano un programma di live performance incentrate sulla reinterpretazione dello storico album Desertshore di Nico del 1970 (musa di Andy Warhol e nota per la collaborazione all’arcinoto primo album dei Velvet Underground). Il progetto ha avuto una prima fase di sviluppo nel 2007, attraverso la Desertshore Installation all’Institute of Contemporary Art di Londra, sei sessioni di registrazione per tre giorni, da convogliare in un album la cui uscita era prevista per quest’anno. La prima performance dei T.G. nel 2010, tenutasi al London Underground il 23 ottobre, si rivelerà essere l’ultima della storia della band. Sei giorni dopo Genesis P-Orridge ritira la propria disponibilità ad esibirsi ancora – quantomento dal vivo – sotto il nome T.G.
Christopherson, Carter e Cosey Fanni Tutti si ribattezzano X-TG e in tempo record preparano un nuovo set come trio, realizzando le performance di Bologna (2 novembre, a cui ho assistito) e Porto (Portogallo, 5 novembre). La defezione di Genesis ha privato le performance della partecipata parte vocale e del carisma del frontman, lasciando però spazio a un background di torrenziali pulsazioni delle basi di Carter, amalgamate a una cacofonia organizzata di suoni gestiti da Christopherson e Cosey, che manipolano i più svariati strumenti elettronici e non per dar vita a una violenza sonora libera di propagarsi come vibrazione fisica e disturbante.
Destino vuole che questa a cui ho avuto la fortuna di assistere sia l’ultima performance degli X-TG in Italia, la penultima in assoluto. Peter Christopherson, musicista, videoartista, designer, protagonista della storia dell’Industrial con le band Throbbing Gristle, Psychic TV e Coil, muore il 25 novembre 2010, nella sua casa a Bangkok. Con la morte di uno dei quattro membri originali, che segue di poco la defezione di P-Orridge, l’epopea dei Throbbing Gristle sembra bruscamente conclusa. Throbbing Gristle has Ceased to Exist[3], ed è il momento di tirare le somme sulla loro opera trentennale. Questo articolo si propone dunque come una introduzione ad una riflessione sul movimento Industrial e sulle subculture affini dagli anni ’60 ad oggi, che intendo sviluppare in articoli futuri con particolare attenzione alla sinergia fra espressione musicale e arti visive o performative, una commistione di linguaggi espressivi particolarmente frequente in questo ambito.
Videografia (da YouTube)
Hamburger Lady (live, Guild Hall, Northampton, 1979): watch?v=HY9-sM9q7Gw
Discipline (live, Kezar Pavillion, San Francisco, 1981): watch?v=Y8klW9trVTQ
Throbbing Gristle live at Kezar (vedi sopra): watch?v=2AOc0VL7L7I
Persuasion (live, Astoria Theater, London, 2004): watch?v=vmLvQKmsUCQ
X-TG a Bologna, Arena del sole, 2/11/2010: watch?v=eVxEqDNKyj0
Alessandro Azzoni
D’ARS year 51/nr 205/spring 2011
[1] Formula in cui può essere vista una parodia dello slogan pubblicitario
[2] The Industrial Records History (Text taken from MUTE TG CD1), http://www.industrial-records.com/
[3] Hanno cessato di esistere, citando il titolo (After Cease to Exist) del film realizzato nel 1977 da COUM Transmission (colonna sonora dei Throbbing Gristle).