Con l’avanzare degli anni Settanta nelle grandi metropoli americane – dopo la fase del writing pioneristico e ancora in stadio germinale (vedi link articolo precedente) – il gran numero di writer dediti alla pratica promozionale della propria tag rende necessario trovare soluzioni per potersi distinguere. Oltre a colpire punti e luoghi della città apparentemente inaccessibili, per difficoltà fisica del loro raggiungimento o per quantità di controlli, matura quale discriminante più importante l’affinamento del segno nella realizzazione delle lettere, che da comune e rapido per tutti, inizia a evidenziare ricerche di tipo calligrafico: sono i prodomi dello stile. È questa la prima e decisiva metamorfosi del graffiti-writing, che da movimento culturale o sottoculturale di interesse sociologico assume le forme di una tendenza artistica.
Il prestigio e la fama acquisita all’interno della cerchia dei praticanti, e non solo, dipendono ora anche dalle capacità di ogni writer di plasmare un linguaggio riconoscibile e apprezzato per le sue qualità estetiche, al di là della popolarità intesa quale presenza del proprio nome su tutti gli spazi e superfici della città.
Le elementari firme, prima difficilmente distinguibili sul piano formale, iniziano a crescere in complessità con lo studio di nuovi caratteri (lettering) mutuati dal linguaggio dei fumetti e della pubblicità. Quest’ultima assume influenza capitale in questa fase, considerando che il gran numero dei writer dell’inizio degli anni Settanta è di estrazione sociale bassa e con un livello di istruzione tale da non permettere un accesso all’universo della cultura, se non nelle sue forme più semplici e popolari, come appunto fumetti, cartoni animati, vignette e loghi pubblicitari. Anche le forme e lo spessore delle lettere cominciano a farsi più grandi e con l’apparizione dei primi contorni alle tag (outline) si dà avvio allo sviluppo dei primi lavori strutturati, definiti in inglese masterpiece o piece; essi prevedono l’ampliamento della propria tag in direzione volumetrica e costruttiva, sovente secondo modalità precedentemente messe a punto su bozzetti di carta e poi replicate sulla superficie eletta in misure maggiori.
Le dimensioni dei primi “pezzi”, realizzati con incursioni notturne nei depositi dei treni della metropolitana (yard), crescono in breve tempo, tanto che nel 1975 si arriva all’elaborazione del primo pezzo top-to-bottom, comprendente l’intera altezza del vagone. La nuova sperimentazione stilistica del writing costituisce anche un primo decisivo passo sulla strada della sua emersione agli occhi e alla considerazione del mondo. Già nel 1972 un sociologo del City College di New York, Hugo Martinez, intuisce le grandi potenzialità artistiche del movimento e, fondando la United Graffiti Artists (UGA), decide di incanalare la creatività sprigionata nel writing dal buio della strada al contesto istituzionale della galleria d’arte. Presso la Razor Gallery di New York va in scena la prima assoluta del graffiti-writing nelle sembianze di una vera e propria forma d’arte.
Intanto il progresso dello stile nella ricerca dei lettering più distinguibili, creativi, affascinanti e stupefacenti sembra non avere fine. Le lettere si deformano e si gonfiano sino a creare il bubble style, assumono consistenza tridimensionale, ospitano tra le proprie fila sempre più elementi assunti dal mondo della cultura popolare di massa – le nuvolette e i puppets dall’immaginario fantastico dei cartoni animati e dei fumetti – dalla pubblicità e dalla cartellonistica stradale (stelle, frecce, punti).
Successivamente si riempiono di multi-colorazioni brillanti e vengono contornate da linee sempre più precise, sino a intricarsi in un groviglio di grande impatto scenografico ed espressivo ma di quasi assoluta incomprensibilità della firma: è lo stile “meccanico” meglio noto come wild style. I pezzi wild style, conosciuti anche con il termine burner (scottanti), sono il più alto raggiungimento tecnico dell’evoluzione stilistica del writing. Spesso per la difficoltà realizzati solo dai writer più abili – per dimostrare le proprie capacità e il proprio virtuosismo –, sono costituiti da vari elementi come frecce e altri ornamenti ingarbugliati nella rete delle lettere che si scompongono, si intersecano e si assottigliano in sembianze che lasciano poco spazio alla loro natura formale originaria e possono essere riconosciute solo da un occhio esperto.
Con il passaggio dagli anni Settanta al decennio successivo le tappe più importanti nella ricerca dello stile sono già marcate; quasi tutte vedono protagonisti i five boroughs di New York (Manhattan, Bronx, Brooklyn, Queens, Staten Island) e il fenomeno assume sempre più i contorni di fatto estetico sganciato da molte delle originarie motivazioni sociali.
Egidio Emiliano Bianco