Inaugurata il 26 Gennaio scorso, la personale dell’artista Sol LeWitt alla Galleria Cardi di Milano resterà aperta al pubblico fino al prossimo 15 Aprile. Quattordici le opere dell’artista statunitense, tra le quali gli Open Cube, le Strutture Modulari concepite dagli anni Settanta fino alla sua morte, le Forme Complesse, quadri risalenti alla sua ultima produzione, e il celebre Lines in Four Directions, del 1971, tra i lavori che lo incoronarono tra i caposcuola della Conceptual Art e della Minimal Art, movimento artistico sorto negli Stati Uniti agli inizi degli anni Sessanta (seppure con la designazione di Minimalismo si comprendono altresì le ricerche europee riduzionistiche e analitiche, talvolta in anticipo rispetto a quelle d’oltreoceano).
Sol LeWitt nasce nel Connecticut da famiglia ebrea di origini russe, ma lavorerà quasi interamente a New York, città nella quale si trasferisce nel 1953. Nei due importanti saggi, Paragraphs on Conceptual Art (1967) e Sentences on Conceptual Art (1969), egli definisce e struttura la propria ricerca all’interno del movimento, dandole un’impronta maggiormente seriale (ciò che sarà in sostanza il suo tratto distintivo) e speculativa (“disegnare la forma, ma senza lo spazio”).
Nel passaggio dalla Modernità alla Post-Modernità, un numero elevato di artisti, eccezionalmente o metodicamente, si è misurata con la serialità, a partire da Monet, passando da Picasso fino a oggi. Sol LeWitt, nello sviluppare la propria visione di serialità, si distingue per la figurazione di un sistema chiuso, che da luogo a declinazioni rigorose e con soluzioni limitate. Egli intende così l’artista seriale:
Si porterà avanti una premessa fino alla sua conclusione, evitando qualsiasi soggettività. Né il caso, né il gusto, né la memoria inconscia di possibili forme svolgeranno alcun ruolo, quanto al risultato. L’artista seriale non tenta di produrre un oggetto bello o misterioso; agisce come uno scritturale che consegna gli esiti del postulato di partenza.
Il suo linguaggio formale si concentra in buona sostanza sul quadrato e sul cubo, e sul colore bianco, reiterati in legno o metallo. La logica è sistemica e di tipo generativo: strutture modulari cubiche, aperte, che seguono istruzioni e il cui assemblaggio restituisce un’opera che è il frutto della cieca applicazione di prescrizioni dell’artista.
Sullo stesso impianto concettuale nascono i Wall Drawings: opere dipinte su muro, costituite da moduli geometrici accostati l’uno all’altro. È questo il punto in cui LeWitt interseca il Concettualismo: creare senza fare, “l’esecuzione è una faccenda trascurabile” scriveva.
L’idea dell’opera è l’opera, fissata in indicazioni dattilografate su carta, accompagnata dal disegno, disgiungendosi in termini creativi dall’oggetto latore e visibile. Al termine di ogni mostra, i muri tornavano bianchi. Il che non significava distruggere l’opera, in quanto la scomparsa del visibile non danneggiava in alcun modo la sua realtà testuale, la quale si sarebbe potuta materializzare nuovamente in altri luoghi.
Laura Migliano
Sol LeWitt
CARDI GALLERY | MILANO
Fino a giovedì 15 aprile 2016
Orari: lunedì / venerdì, dalle ore 10:00 alle 19:00. Sabato su appuntamento.