I mattoncini LEGO sono un evergreen. Il loro geniale principio meccanico è da generazioni un ottimo stimolo per creare nuove forme e mondi fantasiosi, ma credete sia possibile farli anche suonare? A questo interrogativo il sound designer Giuseppe Acito risponde con il progetto musicale Toa Mata Band, un’orchestra formata da personaggi della LEGO, presentata a Bologna in occasione del RoBOt08 festival.
Toa Mata è il nome della prima crew di robot guerrieri guardiani dell’isola Mata Nui della serie Bionicle LEGO del 2001. Un giorno Giuseppe li ha incontrati tra i giocattoli di suo figlio e notando le loro potenzialità meccaniche, ha pensato di utilizzarli come soggetti per una band di percussionisti.
Il progetto si concretizza nel febbraio 2013. L’obiettivo è quello di animare dei giocattoli affinché producano beat elettronici dal vivo mantendo inalterato l’aspetto ludico per cui sono stati progettati.
Un semplice quanto ingegnoso sistema di motori, pulegge ed elastici anima i Toa Mata come veri musicisti in grado di suonare drum-synth, percussioni acustiche e smartphone.
“Il cuore del progetto – spiega Giuseppe – è il microcontroller Arduino Uno attraverso il quale trasformo le sequenze ritmiche MIDI in impulsi elettrici che producono il movimento del braccio. Le sequenze sono generate da Ableton Live per comodità (anche grazie all’ integrazione con Max\MSP), ma potrebbero essere generate da qualsiasi altro sequencer MIDI analogico o digitale come quelli scritti per i tablet.”
Musicalmente Acito compone buona parte delle sequenze prima di un set lasciando un piccolo spazio all’improvvisazione dal vivo, ma per ampliare questa possibilità, sta lavorando ad un sistema “generativo” di composizione assistita che renderà la band musicalmente autonoma. In questo modo sarà più libero di interagire con le sonorità che le macchine produrranno.
Figlio della generazione analogica, Giuseppe scende a compromessi con l’efficenza del digitale per questioni performative: “L’idea di partenza era quella di utilizzare esclusivamente strumenti analogici, in particolare quelli che non hanno nessuna possibilità di connessione con i sistemi informatici attuali (se non meccanicamente appunto), ma ho dovuto ridurre per motivi di spazio e di trasporto l’organico. Tuttavia sono affezionato ad un rarissimo drum synth Coron (marchio giapponese 80’s scomparso dal mercato) che ho usato sin dal primo live. Per il resto i generatori sono virtual instruments caricati su Ableton ed uno su iPhone che mi permettono di avere anche una tavolozza timbrica più ricca e mutevole durante il set.”
Gli stimoli che hanno guidato Acito in questo percorso creativo partono dalla musica elettronica passando per il filone meccatronico dei sonic-robot: “Se devo essere sincero l’ispirazione principale proviene dalle visioni del futuro della musica che ci hanno regalato i Kraftwerk dalla metà degli anni ’70 e, anche se può sembrare scontato, il tributo che devo a questi artisti è molto alto. Per quanto riguarda la produzione di musica meccatronica invece, esiste una vera e propria corrente di sonic-robots: dai sistemi che ricordano gli ensemble di strumenti meccanici dei primi dell’800 (vedi Pat Metheny “Orchestrion”); a quelli dall’aspetto antropomorfo come le Z-Machines del giapponese Kenjiro Matsuo o i rocker tedeschi Compressorhead.”
Ma non dobbiamo dimenticare come i primi esperimenti di meccanica applicata alla musica si perdano nella notte dei tempi. A tal proposito Giuseppe cita il Tamburo Meccanico (1490 ca.) di Leonardo da Vinci, primo esempio di strumento meccanizzato della storia, utilizzato per fini bellici e visionabile al Museo di Musica Meccanica di Cesena; oppure dei progetti del tedesco Athanasius Kircher, che nella metà del XVII secolo realizzò una serie di macchine musicali dove comparivano già delle figure antropomorfe chiamate “automa”, che mimavano movimenti ritmici.
Riflettendo sul desiderio di animare i Toa Mata, Giuseppe pensa come forse per i nativi digitali può sembrare quasi scontato possedere un vero robot in casa che si muove, parla, riconosce i tuoi gesti e la tua voce (magari realizzato con un progetto open-source da una stampante 3D direttamente a casa tua). Probabilmente è così, ma aggiungerei questo aspetto: un giorno vidi un bambino, che di fronte al suono di un carillon a cartoni forati non riusciva a credere come lo strumento potesse funzionare senza batteria… ad ogni generazione le proprie magie e le proprie virtù.
Sara Cucchiarini