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Ryoji Ikeda e l’informatica del suono

Siamo nel mondo sonoro degli “scarti”, ovvero di tutti quei suoni che nel mondo informatico ci indicano che siamo in errore o in una situazione sconveniente. È il mondo del glitch, un genere di musica elettronica che utilizza sonorità non convenzionali, riconducibili in informatica a picchi improvvisi causati da errori non prevedibili. Questa gamma sonora è l’universo artistico in cui si muove Ryoji Ikeda con il suo ultimo lavoro Supercodex uscito nel 2013 e che presenterà per la prima volta in Italia in trasposizione multimediale il 20 marzo a ROMA al LSWHR, il 21 marzo a VERONA ad Interzona, il 15 aprile a MILANO all’Elita Design Week Festival 10 e il 29 agosto a TORINO al TOdays Festival.

Il lavoro completa la trilogia iniziata nel 2005 con Dataplex e seguita da Test Pattern nel 2008. Tre lavori che rappresentano veri e propri studi sul rapporto tra suoni digitali e la loro traduzione in forma di dati informatici. L’intento della trilogia è quello di creare una matematica del suono attraverso dei principi di calcolo capaci di trasformare gli algoritmi in mezzi espressivi, elaborando cioè le informazioni in essi contenute, in rappresentazioni visive e sonore. Se nel primo lavoro della trilogia, Dataplex, c’è una presentazione del rapporto tra i dati e il suono, con il secondo, Test Pattern, Ikeda passa a far suonare i dati e infine con Supercodex, c’è una sintesi di entrambi i lavori precedenti, ma con l’asse estetico decisamente più spostato verso l’universo informatico e concettuale.

Tra i massimi esponenti nel suo genere, l’abstract-techno, Ryoji Ikeda presenterà Supercodex con una performance in cui accompagnerà il dj set con degli sfondi composti da suggestive e complesse geometrie astratte, ottenute dalla trasposizione del suono in dati multimediali. Un susseguirsi di grafiche che ricordano il malfunzionamento di monitor o di schermate generate da scarso segnale, offriranno allo spettatore una dimensione multisensoriale. Siamo all’interno di un mondo fatto di circuiti, che comunicano tra loro attraverso un linguaggio composto da codici, 20 Supercodex per l’esattezza, che ci guideranno verso un percorso arduo, ossessivamente ripetitivo e soprattutto imprevedibile. Siete pronti a farvi trascinare nell’universo impetuoso creato per voi da Ryoji Ikeda?

La direzione in cui ci stiamo dirigendo si trova oltre le trame dei pixel, ogni traccia ha il suo codice di accesso e la sua dimensione musicale. L’album è un flusso continuo di sensazioni eterogenee, che non ha nè inizio nè fine. Rumore bianco, rosa e marrone, le texture si alternano tra sobrie ed articolate. Il beat dei vari brani spazia da impulsi elettronici, drones, pattern e varie esplorazioni di crackles. L’album si apre con un discorso musicale tra segnali acustici e sibili costanti (Supercodex 1-2) che vanno man mano a destrutturarsi (Supercodex 3), per poi passare ad un dialogo musicale tra pattern nei Supercodex 4-5-8-9-19. Nelle composizioni 10-14-18 passiamo invece a sonorità decisamente più spinte, con echi che ricordano l’hard-core, ovviamente sempre rimanendo in un contesto glitch. Diverse ed interessanti eleborazioni di crackles invece, caratterizzano i Supercodex 6-7-11-12-13. Nella seconda metà dell’album, il brano 15 si presenta come un susseguirsi di impulsi “carambolanti” che lasciano il posto ad uno static noise (Supercodex 16), il quale conduce l’ascoltatore verso il Supercodex più oscuro dell’album, il 17. Il ciclo del progetto si chiude con il Supercodex 20, a mio avviso esteticamente vicino all’universo extratone, per la sua pulsazione regolare estremamente accellerata, una scelta bizzarra, come se Ikeda volesse dare una bella spinta all’ascoltatore per incoraggiarlo ad ascoltare l’album di nuovo.


Un vero e proprio manuale del noise, una libreria ricca e raffinata rivolta ai cultori del genere. Un mood “acid-informatico” in cui bisogna farsi trasportare dal flusso dei dati visivi e sonori, per entrare così in sintonia con ogni frequenza presentata dai vari Supercodex e magari, attraverso il loro ascolto, arriveremo anche a scoprire qual’è il nostro codice d’accesso.

Sara Cucchiarini

http://www.ryojiikeda.com

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