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Roma Film Festival: i premi

Eccoci alla fine. Il Festival Internazionale del Film di Roma si è chiuso sabato 25 ottobre con l’assegnazione dei Premi del pubblico (Gala, Cinema d’oggi, Mondo genere, Prospettive Italia Fiction + Documentario) e della giuria (premio Taodue e premio DOC/IT).

La lista dei premi del pubblico:

– Premio BNL GALA: Trash di Stephen Daldry, versione carioca di Slumdog Millionaire  di Danny Boyle. Piaciuto e apprezzato in sala, un po’ meno dalla critica, è un film godibile e senza pretese. Ha battuto film come Still Alice con la bravissima Julianne Moore e The Knick di Steven Soderbergh.

Stephen Daldry alla premiazione del suo TRASH, vincitore premio BNL GALA
Stephen Daldry alla premiazione del suo TRASH, vincitore premio BNL GALA

– Premio Cinema d’Oggi: 12 Citizens di Xu Ang, il giovane regista cinese che ha messo in scena un dramma sulla labilità del confine tra bene e male, tra giusto e ingiusto, conquistando molto più dell’italiano I milionari di Alessandro Piva e del dramma Time out of mind di Oren Moverman, con Richard Gere.

12 citizens di Xu Ang, Premio Cinema Oggi
12 citizens di Xu Ang, Premio Cinema Oggi

– Premio Mondo Genere: Haider di Vishal Bhardwaj ossia “l’intramontabilità dei classici”. È la rivisitazione della tragedia shaksperiana Hamlet nell’India dei nostri giorni, ambientata nel Kashmir, uno degli stati più problematici del nord dell’India. Non l’ho visto e sono curiosa di sapere se arriverà in sala in Italia.

– Prospettive Italia: Fino a qui tutto bene. Il regista Roan Johnson ha azzardato la difficile carta del passaggio all’età adulta (trita e ritrita) per costruire la storia di cinque ragazzi che devono decidere cosa fare della loro vita alla fine degli studi fatti assieme a Pisa. Ottima giocata.

– Prospettive Italia: Looking for Kadija. Il documentario di Francesco G. Raganato vince su Roma Termini, che ha ricevuto la menzione speciale dalla giuria.

I premiati dalla giuria per TAODUE sono stati: Andrea di Stefano, regista di Escobar: Paradise Lost, con Benicio Del Toro, e Laura Hastings-Smith, produttore di X+Y di Morgan Matthews. Una menzione speciale è andata a Last summer di Lorenzo Guerra Seràgnoli.

Escobar: Paradise Lost di Andrea Di Stefano, Premio TaoDue
Escobar: Paradise Lost di Andrea Di Stefano, Premio TaoDue

Il premio DOC/IT come miglior documentario italiano è stato assegnato a Largo Baracche di Gaetano di Vaio mentre una menzione speciale è stata fatta a Roma Termini di Bartolomeo Pampaloni.

L’edizione 2014 (la nona del festival voluto da Walter Veltroni) è stata accompagnata da svariate polemiche: mancanza di grandi opere e autori nelle selezioni dei film in concorso, mediocre la scelta di aprire e chiudere il festival con le commedie di Genovesi e Ficarra e Picone, assenza di divi dal red carpet con poche eccezioni, calo di presenze. Al di là di pregiudizi e malelingue, tali critiche sono state confermate effettivamente dal riscontro mediatico che il festival ha avuto (chi ne parla fuori dall’Italia?), dal fatto che i film in concorso nella maggior parte dei casi non avrà una distribuzione in sala e da presenze che effettivamente sono state più basse dell’anno scorso.

Conferenza stampa con i premiati
Conferenza stampa con i premiati

In questa mediocrità, una nota di apprezzamento va fatta al direttore Marco Muller che ha ridato “potere allo spettatore” investendolo della carica di giurato: usando i totem fuori dalle sale oppure attraverso la app dedicata, il pubblico ha assegnato un voto al film appena visto. È stata un’attenzione particolare nei confronti dei destinatari nonché consumatori di questi prodotti, voluta per riprendere il concept originario di questo festival, cioè l’idea di Festa più che di festival in senso più convenzionale del termine: quale soluzione migliore che dare spazio al parere di chi vi prende parte? In tanti chiedono di ripartire da lì e rendere l’evento di Roma qualcosa di unico nel panorama vario e frammentato dei festival: questa vetrina potrebbe diventare un momento di confronto con il pubblico, così da intercettare nuovi gusti e trovare produzioni che arrivino poi a un pubblico più esteso. Il mandato di Muller scade a fine anno. Anno nuovo, vita nuova.

 Elena Cappelletti

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