La città di Roma è una finestra aperta sul contemporaneo.
Numerose le proposte, messe in campo in questi mesi dai musei MAXXI, MACRO e anche dalla Gnam, la Galleria nazionale d’arte moderna di Roma, che indirizza le sue ricerche non solo sull’Ottocento e il Novecento storico come da tradizione consolidata, ma anche sull’arte più recente del nostro secolo, dimostrandosi agguerrita e competitiva nonostante le ristrettezze economiche con cui si misurano i musei dello Stato.
Dopo la new entry del MAXXI di Zaha Hadid e l’avviatissimo Pastificio Cerere, un’altra location d’eccezione dedicata all’arte contemporanea è il museo MACRO – Museo d’Arte Contemporanea Roma – nato nel 1999 da un piano di ristrutturazione e riqualificazione degli stabilimenti dell’ex Birreria Peroni. Con le proposte Macro Fall 2010: immagini in movimento, il MACRO, guidato dall’intraprendente Luca Massimo Barbero, apre la stagione autunnale confermando la molteplicità delle sue offerte culturali con numeri incredibili: ben dodici mostre, tutte in contemporanea, saranno visibili fino al ventisei febbraio 2011. Il MACRO infatti preferisce evitare mostre monografiche di grande richiamo o un focus su un’artista d’eccezione; non impone un proprio autoritario punto di vista o un itinerario obbligato, ma si conferma uno spazio multivisivo e interattivo, dove la contemplazione è sopraffatta dall’esperienza e il particolare gioca a favore del generale. Il rischio di disperdersi in questa congerie di immagini è sempre in agguato, anche se vale la pena rischiare, per abbandonarsi a una nuova esperienza percettiva del tutto svincolata dai più consolidati percorsi museali.
Immagini in movimento, suggerisce il titolo di questa variegata e trasversale panoramica del contemporaneo, che attraversa generazioni e stili diversi: il fil rouge sottile, ma endemico, di questa proposta espositiva, è un intenso viaggio visivo attraverso le fasi evolutive della creazione artistica, dalla genesi alla sua piena espansione nello spazio.
Di grande impatto visivo è il Laboratorio Schifano, che ricostruisce l’esperienza creativa dell’artista attraverso la raccolta di oltre duemila immagini inedite, esposte secondo uno speciale allestimento: un grande e percorribile labirinto trasparente nel quale si susseguono, in un suggestivo flusso visivo, fogli di appunti cancellati e scarabocchiati, ritagli di giornale, collages disordinati di polaroid e fotocopie. L’intervento del maestro è percettibile, quasi palpabile, nella incessante sperimentazione di segni e colori, trasformati, manipolati e sovrapposti a quelle stranianti icone della comunicazione massificata, da cui era attratto e avidamente ossessionato.
A poca distanza dall’impeto trasgressivo dell’opera di Schifano sono esposti, quasi per contrasto, più di ottanta disegni, prodotti dal 1981 ad oggi, di Antony Gormley, classe 1950. Drawing space è la prima mostra che un museo italiano dedica ai disegni dell’artista inglese, indagando e svelando il rapporto tra le esplorazioni grafiche e lo sviluppo della sua scultura, in una appassionante dialettica tra il controllo estremo e la figurazione più libera e ampia del segno, che dalla superficie della carta si espande e si vivifica nella scultura.
Roommates/Coinquilini catapulta nuovamente il visitatore a vivere e a sperimentare l’esperienza del museo, attraverso l’immediatezza e la forza comunicativa di due coinvolgenti installazioni videosonore. Museo percepito come laboratorio creativo, ma anche come un accogliente condominio, dove si determinano situazioni di incontro e di scambio in uno spazio fluido ed estremamente permeabile. Due giovani artiste, Carola Bonfili e Luana Perilli, condividono un’unica e ristretta sala espositiva, dialogando attraverso lo stesso medium, il video, pur nelle sue differenti modalità interpretative .
Al secondo piano il ciclo espositivo MACROwall: eighties are back è invece dedicato alla storia dell’arte degli anni Ottanta. Dopo Alfredo Pirri e Luigi Carboni, è la volta di Nunzio, con due creazioni che dialogano sulla stessa parete del museo, una risalente agli anni Ottanta e una realizzata in anni più recenti, interpretate da due critici di generazioni differenti, Roberto Lambarelli ed Emanuela Nobile Mino.
Ma l’itinerario potrebbe proseguire ancora a lungo, tra la mostra di Jamie Shovlin Hiker meat, un omaggio al cinemad’exploitation degli anni Settanta, per continuare poi a coinvolgere e sconvolgere il visitatore con le installazioni dei due giovanissimi Riccardo Benassi e Tomaso De Luca, vincitori della prima edizione di “6Artista”, il premio concepito da Fondazione Pastificio Cerere e Associazione Civita per supportare i giovani artisti nella loro fase formativa.
L’arte di oggi però attrae anche musei meno giovani, come la Galleria nazionale d’arte moderna che da tempo si conferma molto competitiva anche sul fronte del contemporaneo. E’ il caso dei recenti interventi di Paolo Canevari, classe 1963, esposti con disinvoltura tra le storicizzate architetture di fine Ottocento e una serie di opere storiche di Luca Maria Patella, classe 1934, uno dei più apprezzati e innovativi maestri dell’arte italiana sperimentale.
Appena inaugurata la mostra Cobra e l’Italia, con cui la Gnam abbandona invece l’arte dei tempi più recenti per dedicarsi al movimento di artisti e poeti che nel lontano 1948 avevano scelto come nome del loro gruppo l’acronimo formato dalle iniziali delle città di Copenaghen, Bruxelles e Amsterdam. Incuriositi, rimaniamo in attesa di sapere se la prossima mostra verterà nuovamente sull’arte dei nostri giorni. In fondo, come dimostrano le tendenze espositive più recenti, a Roma l’arte contemporanea è davvero molto di moda.
Isabella de Stefano
D’ARS year 50/nr 204/winter 2010