Le Macchine Celibi: titolo, ispirato a Marcel Duchamp, di un’esposizione itinerante organizzata da Harald Szeemann e concepita come una”impresa alternativa”, alla maniera di una produzione cinematografica. (…)
L’esposizione, inaugurata a Berna, dal 5 al 30 ottobre è stata ospitata dalla Biennale di Venezia. Non conviene soffermarsi troppo sugli imperativi di comodo che hanno motivato la scelta dei responsabili veneziani, né sul carattere paternalistico ed ermetico assunto da tale manifestazione nel contesto democratico e populista dei Magazzini del Sale. (…)
Il fatto che la rassegna sia stata privata di una parte importante del pubblico intellettuale perché presentata marginalmente è spiacevole. Ma non è determinante. In quanto l’esposizione – e non è il suo interesse minore – rappresenta un insuccesso tecnico previsto e prevedibile, una confessione volontaria dell’impotenza di visualizzare il mito a cui si riferisce. Il mito dell’autodeterminazione della macchina, dell’interpretazione meccanicistica del senso storico, dell’amore, del sesso, del rapporto uomo e aldilà. Dall’erotismo alla politica, dalla sessualità alla parapsicologia, tutto il complesso tessuto di rapporti interdipendenti che forma la trama della condizione umana è stato ridotto a una macchina. (…)
Pierre Restany
D’ARS anno XVI n. 76-77, novembre-dicembre 1975, pagg. 56-61
a cura di Cristina Trivellin