Stefano Ferrari
Dopo la partenza al MoMA nel dicembre 2005, la mostra compleanno dei vent’anni della Pixar si è messa in viaggio per il mondo e non si è più fermata. Tanto che l’originale sottotitolo 20 Years of Animation, allo sbarco a Milano si è evoluto in un più corretto 25 anni di animazione. In un lustro ne sono successe di cose: l’acquisizione da parte della Walt Disney Company, l’uscita nelle sale di Cars, Ratatouille, WALL·E, Up, Toy Story 3 e Cars 2, sei Oscar vinti e decine di premi raccolti ai più importanti festival internazionali. Oggi Pixar è sinonimo di animazione digitale, ma lo sguardo della rassegna curata da Elyse Kleidman non è al prodotto tecnologico, quanto al duro lavoro manuale che lo precede e che rimane molto spesso in ombra. Prima di affidare il timone agli esperti di computer grafica, la sceneggiatura viene infatti tradotta in immagini da centinaia di disegnatori, pittori, scultori e scenografi, che lavorano seguendo le direttive del regista. La curatrice dell’edizione italiana Maria Grazia Mattei usa la parola “bottega”, che, lungi dall’essere anacronistica, si adatta alla perfezione agli studi Pixar, dove le tecniche artistiche tradizionali hanno un ruolo fondamentale e i creativi lavorano fianco a fianco sacrificando il successo personale a favore di quello della società.
Divisa in sezioni tematiche, la mostra al PAC raccoglie oltre 700 tra disegni preparatori, dipinti in acrilico e digitali, acquerelli, modelli tridimensionali e video, che mostrano l’evoluzione dei personaggi più famosi degli studios prima dell’approdo sullo schermo. Ci sono proprio tutti: lo sceriffo Woody e il ranger spaziale Buzz, la formica Flik, Sulley e Mike della Monsters & Co., Nemo, Saetta McQueen, il topo chef Remy, Mr. Incredible e Elastigirl, il robot spazzino WALL·E, il vecchietto Carl e il paffuto scout Russell, fino alla principessa Merida di Brave, in uscita il prossimo giugno. Meritano una particolare attenzione i colorscript, storyboard a colori usati per valutare l’efficacia visiva ed emotiva dei film; le straordinarie maquette in argilla, che nelle sale della galleria abbandonano l’etichetta di modelli di forma per diventare sculture a tutto tondo; e ancora, l’installazione video Artscape, nella quale disegni e studi preparatori si animano come per magia. Ma la vera chicca è Zoetrope, uno zootropio gigante che al posto delle tradizionali immagini su carta, usa modelli tridimensionali fissati su un disco rotante. Colpiti da una luce stroboscopica, i personaggi di Toy Story si scatenano davanti agli occhi increduli del pubblico, come fossero fatti di carne e ossa. Più facile da vedere che da spiegare, Zoetrope incarna lo spirito della mostra e l’anima stessa della Pixar, dove tecniche futuristiche e artigianato si incontrano per creare sogni. Come dice John Lasseter: “l’arte sfida la tecnologia e la tecnologia ispira l’arte”.
PIXAR. 25 anni di animazione
23 novembre 2011 – 12 febbraio 2012
Padiglione Arte Contemporanea
Via Palestro, 14 – Milano