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Periferico Festival. Alto, fragile, urgente

Periferico festival di Modena ci interroga su come cambiare il presente con l’arte, cucire con i sogni le ferite di un territorio

perifericofestival2017

Articolare un discorso con i luoghi e le persone. Ridisegnare la fissità con la mobilità della creatività. Questo è ancora un volta il semplice, ma fondamentale intento della nona edizione del Festival Periferico ben organizzato dal Collettivo Amigdala a Modena, rigorosamente nella sua periferia.

Periferico Festival nelle intenzioni e nei fatti, non è una vetrina per il nuovo ma un laboratorio per raccontare i luoghi, trasformarli con l’arte e con attraversamenti di riflessione e meditazione sull’identità dei medesimi. Il tema dell’edizione in scena dal 26 al 28 maggio è stato: Alto Fragile e urgente. Per rinnovare “la fiducia nelle possibilità di riattivazione dell’immaginazione umana, che trova nei segni prodotti dall’artista e nel sogno, i suoi punti cardinali di orientamento”.

Amigdala, Periferico Festival 2017. Foto: Francesca Marra
La disobbedienza dell’acqua, Amigdala, Periferico Festival 2017. Foto: Francesca Marra

Per questo le parole di Leonardo Delogu, ascoltate in un giardinetto di un circolo anziani, ci sembrano quelle più profetiche per una nuova dimensione performativa che recuperi il rito e lasci accadere lo stupore. “Chiediamo all’arte di supplire alla perdita di senso ma abbiamo perso il rito che ci consente di essere traghettati in un altrove e superare perdite e lutti”.

L’artista con una nuova delicatezza deve attraversare i luoghi, l’obbiettivo è resistere alla tendenza del riflusso nel privato e nell’individuale. Camminare diventa la forma della conoscenza che fa ritrovare un’apertura alla visione, un’apertura tridimensionale all’esperienza. Camminare come esercizio per raccontare la complessità. Anche quella del Villaggio Artigiano di Modena Ovest, con le sue fabbriche dismesse, i capannoni in affitto, le case popolari abitate dai cinesi.

ljud, Periferico Festival 2017. Foto: Francesca Marra
Streetwalker, ljud, Periferico Festival 2017. Foto: Francesca Marra

Il discorso si radica sulle performance di Maria Lai o di Gea Casolaro e trova nell’ironia di Ljud una nuova forma per rileggere i segni dell’urbano come ready-made-art. Seguire un percorso di scotch rosso sull’asfalto equivale a trasformare un cartello stradale, una lamiera, un tombino come già fece Duchamp con uno scolabottiglie.

L’immaginazione può costruire una moderna galleria d’arte che colleziona le polaroid degli spettatori chiamati a schedare ciò che l’occhio ha ritagliato dentro una cornice chiamata Arte. Che poi quella lo sia veramente, è il dibattito su cui si gioca il contemporaneo. Si tratta sempre di trasformare il domestico in un rito che renda evidente ciò che ci può ancora meravigliare.

Pernarcic, Periferico Festival 2017. Foto: Francesca Marra
Skin-deep jag. The doors to deep skin, Pernarcic, Periferico Festival 2017. Foto: Francesca Marra

Richiamarsi all’esercizio della presenza come condizione di immersione nella realtà, è anche il toccante lavoro di Radharani Pernarcic che per un anno è rimasta rinchiusa tra le pareti di casa per ristrutturarla e ora con un gesto mantrico scortica porte, sollevando la pelle del legno per arrivare alle “vene della casa”: rimuovere e aggiustare come metafora chiara di una pelle che da interfaccia e primo contatto con il mondo, è deposito di memoria, tempo e azione lenta.

Di sogni parla questa edizione di Festival Periferico e l’istallazione di Amigdala ha raccolto le visioni oniriche degli abitanti e come messaggi in bottiglia li ha portati alla luce, lasciandoli galleggiare sull’acqua.

La disobbedienza dell’acqua, Amigdala, Periferico Festival 2017. Foto: Francesca Marra
La disobbedienza dell’acqua, Amigdala, Periferico Festival 2017. Foto: Francesca Marra

Isabella Bordoni ci ha parlato di altri paesaggi fluidi, quelli del suono raccolto nei rumori e nelle voci che i luoghi conservano come identità. Anche per lei una mappa non è solo rappresentazione fisica ma la risultante della relazione con quella mentale, visionaria. “L’Arte è una discrepanza tra un fatto fisico e uno psichico”, diceva Josef Albers che Office for a human Theatre – Ja ha voluto ricordare con una performance senza attori. Solo corpi meccanici per astrarre con il colore, vetro, luce e font e dirci che l’astrazione stessa è una deduzione dal figurativo, una regola che non ci allontana ma ci porta all’essenza delle cose stesse.

Simone Azzoni

Alto Fragile Urgente
26 – 28 maggio 2017
Villaggio Artigiano Modena Ovest

Periferico Festival è un progetto di Amigdala ideato e diretto da Federica Rocchi, Gabriele Dalla Barba, Meike Clarelli, Sara Garagnani
Cura: Federica Rocchi

 

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