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Nuove voci del contemporaneo: il padiglione degli Emirati Arabi Uniti a Venezia

Uno dei fenomeni interessanti di questa Biennale d’arte di Venezia è sicuramente l’affacciarsi di nuove nazioni portatrici di mondi culturali altri. Tuttavia quello che si nota è come le distanze vengano presto superate e si stia creando un “esperanto” per cui artisti provenienti da diverse culture risultano poi accomunati da un sentire diffuso e condiviso.

Abdullah Al Saadi, The Cavity Room 3, 1991
Abdullah Al Saadi, The Cavity Room 3, 1991

Gli Emirati Arabi Uniti (UAE) hanno vissuto un percorso di aggiramenti e parallelismi con l’arte contemporanea europea che viene riproposto come retrospettiva antologica – dal 1980 a oggi – nella mostra curata da Sheikha Hoor Al Qasimi, (direttore di Sharjah Art Foundation) al padiglione degli Emirati Arabi Uniti. Gli UAE sono (dal 2009) alla loro quarta presenza espositiva a Venezia: due anni fa alle Corderie con una bella videoinstallazione immersiva di Mohammed Kazem, mentre l’anno scorso alla Biennale Architettura.

Mohammed Kazem, Tongue 1994 (2)
Mohammed Kazem, Tongue 1994

Il gruppo di artisti presenti alla mostra è vario per formazione, età, intenti. Questi trentacinque anni d’arte negli Emirati esprimono una capacità di mutare il terreno di ricerca, passando repentinamente da una soluzione a un’altra e arrivando a forme allineate al linguaggio contemporaneo internazionale.

Hassan Sharif, Colourful File No. 2
Hassan Sharif, Colourful File No. 2

Abdullah Al Saadi presenta collage di oggetti consumati dal tempo; ossa di animali utilizzate per ricostruire animali inesistenti o improbabili monili assemblati con oggetti vari, sembrano costituire un’archeologia del tempo (o dell’arte?) e delle sue tracce. Hassan Sharif procede per indizi concettuali che introduce in sacchetti nascosti fra pieghe di libri, come piccoli misteri da cercare e decifrare. Artista fra i più interessanti negli UAE, il suo lavoro mischia la pratica concettuale con una particolare sensibilità verso l’oggetto e la comunicazione. Una comunicazione non diretta ma mediata attraverso una serie di passaggi linguistici.

Hassan Sharif, Book of Numbers
Hassan Sharif, Book of Numbers

Mohamed Yousif realizza collage con pezzi di macchine usate, così come Mohammed Bulhiah; ambedue trattano i frammenti metallici fino a conferire loro un carattere antropomorfo. Mohammed Kazem “surfa” in modo spericolato fra neo-astrattismo, neo-concettuale e nuovi media, modalità espressiva che lo colloca all’avanguardia della ricerca negli EAU per varietà di esperienze e sperimentalismi tali da infrangere giustamente confini linguistici e linee d’obbiettivi.

Mohamed Yousif, Black works 4
Mohamed Yousif, Black works 4

Su cosa è cresciuta l’esperienza artistica negli Emirati Arabi Uniti? Su realtà come la Sharjah Art Foundation, una delle strutture che supportano l’arte contemporanea in UAE, e sulle Biennali che dagli anni novanta si svolgono a Sharjah. Ma il paese è pieno di fermenti e la crescente presenza di associazioni, scuole e università dedicate alla creatività  fa presumere una interessante crescita.  Come sono nate le ondate moderniste nel mondo? Un secolo fa le avanguardie da Parigi, da Roma o da Berlino lanciavano messaggi pionieristici in campo artistico; oggi, un’infinità di Biennali in tutto il mondo passano la parola a una serie di paesi emergenti in questo ambito: l’arte riguarda tutti e parla di noi tutti,  a prescindere dalle latitudini o longitudini dalle quali emerga, e dai modi in cui si esprima. Noi, i contemporanei.

Lorenzo Taiuti

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