Not Afraid of Love: la personale di Maurizio Cattelan curata da Chiara Parisi alla Monnaie di Parigi è la più grande retrospettiva dedicata all’artista padovano.
Lo scorso 21 ottobre la Monnaie de Paris ha inaugurato una personale su Maurizio Cattelan. Not Afraid of Love (si potrebbe rendere come “non ho paura dell’amore”) il titolo della mostra, ma per estensione si potrebbe dire che l’artista nostrano più chiacchierato non ha davvero paura di alcunché. Né di snobbare la preview dedicata a noi umili scribacchini per partecipare solamente al vernissage in punta di forchetta. Né di ripresentarsi come nulla fosse, dopo aver annunciato – secondo una chiave marketing che lo fa rivaleggiare per malizia e sfrontatezza con Jeff Koons – nel 2011 che si sarebbe ritirato dalle scene. Probabilmente si è trattata solamente di una mossa per far schizzare le quotazioni dei suoi lavori alle stelle, giustificata abilmente da una dichiarata volontà di “testare la possibilità di avere una vita artistica dopo la morte”.
In tale direzione ecco nascere quella che è lui stesso a definire una mostra post-requiem, motivata dal fatto che pur facendo finta di essere morto, può “ancora vedere e comprendere ciò che succede attorno” a lui. Una carrellata retrospettiva di opere che abbracciano il periodo 1989-2011 raccontano l’artista, il provocatore, il dissacratore, ma soprattutto la storia di un uomo che ha saputo farsi interprete delle angosce e degli interrogativi di una società sempre più decadente e in finis attanagliata più che mai dalle stesse problematiche di sempre. Che sia l’amore, la morte, l’odio, l’infanzia, l’incertezza, la spiritualità nei lavori di Cattelan permane costante uno sguardo a metà strada tra l’ironia e l’autocompiacimento, al punto di fare dell’autoritratto una presenza aleggiante e incombente.
Menestrello lucido e irriverente che non esita a sfidare i benpensanti o i valori considerati intoccabili: La nona ora, il suo lavoro forse più significativo, campeggia nella splendida cornice della Monnaie come un memento mori di portata universale. E il percorso è corredato dalle riflessioni di 44 esponenti del mondo della cultura – tra cui Christian Boltanski, Massimo De Carlo, Oliviero Toscani per citarne qualcuno – che si sono spesi a favore o contro di una delle opere presentate. Già, bene o male purché se ne parli avrebbe chiosato Oscar Wilde…
L’artista padovano traduce le poliedriche sfaccettature del proprio pensiero/animo in realizzazioni plastiche che inducono lo spettatore a confrontarsi con tematiche talvolta scomode, talvolta divertenti, sempre improntate a preservare la memoria di ciò che è, di ciò che è stato. In un gioco non necessariamente improntato a una dimensione ludica, dove porterà l’operazione di riesumazione del fu artista Maurizio Cattelan? Se permarrà nella logica del “fare qualcosa di nuovo senza creare del nuovo” (parole rilasciate a Chiara Parisi, commissario dell’esposizione, N.d.R.) o a una vera e propria risurrezione dipenderà quasi sicuramente da ciò che avverrà commercialmente post… Il post requiem suddetto. Dopotutto, business is business.
Danilo Jon Scotta
Maurizio Cattelan. Not Afraid of Love
Monnaie de Paris
21 ottobre 2016 – 8 gennaio 2017