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Natura Naturans. Roxy Paine e Meg Webster a Villa Panza

Meg Webster, Cone of Water, 2015. Ferro, acqua. Courtesy of the artist, Paula Cooper Gallery, New York and Anne Mosseri-Marlio Galerie, Basel © Sergio Tenderini
Meg Webster, Cone of Water, 2015. Ferro, acqua. Courtesy of the artist, Paula Cooper Gallery, New York and Anne Mosseri-Marlio Galerie, Basel © Sergio Tenderini

In corso presso la prestigiosa Villa Panza di Varese Natura Naturans, la mostra dedicata agli artisti americani Roxy Paine (New York, 1966) e Meg Webster (San Francisco, 1944) che, legandosi al tema di EXPO2015 Nutrire il Pianeta, Energia per la Vita, invita a riflettere sul rapporto uomo-natura e sulla sostenibilità dell’ambiente. Il percorso allestito nelle stanze della villa e nei giardini è costituito da 28 opere realizzate tra il 1982 e il 2015, tra cui alcune installazioni site-specific pensate in occasione della mostra, altre invece provenienti da istituzioni internazionali o collezioni private.

Meg Webster, Moss Bed, 1988. Muschio e terra . Museo Cantonale, Lugano. Donazione Panza , 25 x 147,3 x 203,2 cm © Sergio Tenderini
Meg Webster, Moss Bed, 1988. Muschio e terra. Museo Cantonale, Lugano. Donazione Panza , 25 x 147,3 x 203,2 cm © Sergio Tenderini

Entrambi gli artisti, nonostante appartengano a generazioni differenti e si esprimano con linguaggi diversi, sono accumunati da una visione precaria e provvisoria della natura, per loro ciclica e in costante crescita e decadimento. La natura naturans, secondo il filosofo Baruch Spinoza, rappresenta il volto imperfetto della natura, ovvero la parte mutevole e dinamica, sempre in divenire, contrapposta alla natura naturata, voluta da Dio e quindi perfetta e immutabile, statica e compiuta.

Roxy Paine, Crop (Poppy Field), 1997-1998. PVC, resina epossidica, PETG, polimeri, lacca, pittura a olio, acciaio e filo. Private collection, New York, 91,4 x 243,8 x 182,9 cm. © Sergio Tenderini
Roxy Paine, Crop (Poppy Field), 1997-1998. PVC, resina epossidica, PETG, polimeri, lacca, pittura a olio, acciaio e filo. Private collection, New York, 91,4 x 243,8 x 182,9 cm. © Sergio Tenderini

Meg Wester inizia la sua carriera negli anni ’80 influenzata dalla Land Art (è stata l’assistente di Michael Hozier), dalla minimal art e dalla scultura oggettuale: le sue opere sono forme semplici, spesso archetipiche (come la spirale Stick Spiral costituita da vegetazione locale) e con un forte aspetto rituale. Sono realizzate con materiali naturali e grezzi, come sale, acqua, terra, muschio, con una grande attenzione verso l’impatto ecologico, evitando di aggredire l’ambiente circostante e di distruggerne l’equilibrio.

Roxy Paine, Psilocybe Cubensis Field, 1997. Polimero termoindurente, lacca, pittura ad olio, acciaio. The Israel Museum Collection, Jerusalem. Dimensione variabile © Sergio Tenderini
Roxy Paine, Psilocybe Cubensis Field, 1997. Polimero termoindurente, lacca, pittura ad olio, acciaio. The Israel Museum Collection, Jerusalem. Dimensione variabile © Sergio Tenderini

Roxy Paine invece esplora la relazione tra creatività umana, crescita naturale e produzione industriale, creando perfette imitazioni dell’imperfetto mondo naturale. Nel 1997, facendo uso di materiali sintetici di provenienza industriale, inizia la serie Replicants, riproduzioni illusionistiche di elementi naturali come muffe, alghe, fiori, funghi velenosi. L’artista si interroga sulla necessità che gli esseri umani hanno da sempre di alterare la coscienza e sul funzionamento della mente, che vive nella costante dicotomia tra una parte antica e istintiva (amigdala) ed una più recente e “umana” (corteccia). E come dimostra nell’installazione Dinner of the dictators composta da piatti e bevande che costituirebbero il pranzo tipico di dodici personaggi storici, anche i più grandi dittatori della storia condividono con gli altri esseri umani la banalità delle necessità quotidiane.

Eleonora Roaro

Natura naturans. Roxy Paine e Meg Webster (Opere dal 1982 al 2015)
fino al 28 febbraio 2016 | Villa e Collezione Panza, Varese

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