Tra i più originali eventi collaterali della Biennale, spiccano due inusuali mostre basate sui poli opposti dell’area creativa: materia e immateriale
Le Accademie di Belle Arti, mai molto presenti in area Biennale, presentano (quelle di Venezia e Bologna), una mostra dal titolo MODUS, curata da Martina Cavallarin e Eleonora Frattarolo, dal sottotitolo programmatico: Tecniche, Poetiche, Materiali nell’Arte contemporanea. La mostra, che occupa un grosso spazio della centralissima Cà Faccanon, unisce autori giovani ad altri già noti e si focalizza sulle materie, sui modi e sui segni da cui nascono opere e sistemi visivi nel rapporto fra mezzi materiali e necessità espressive. Il buon livello dei lavori – basati sul confronto fra autori italiani e cinesi – e la scansione per tematiche rendono la mostra interessante, indicando possibilità di interazioni fra le istituzioni didattiche e le grandi occasioni espositive.
Paolo Novello (La manualità e il molteplice) propone stratificazioni di materia/colore in polvere mentre Gong Hao (La natura e la vita) unisce in una complessa installazione un misto di video e costruzione materica. La mostra associa così campionature di soluzioni tecniche e di modalità espressive: le severe e stilizzate foto in bianco e nero di Tang Hui (La fotografia e la cura) e la scritta al neon Tout Va (Il post-digital e lo sconfinamento) di Marotta & Russo. Si mettono così in evidenza attraverso una serie di intrecci materia-concetto i rapporti fra opera e materiale che sono uno degli elementi di base nell’eclettismo contemporaneo nell’arte.
Blindwiki:la Venezia che non si vede
Mentre il progetto Modus lavora sulla natura dei materiali il progetto Blindwiki lavora sull’immaterialità della comunicazione e della visione. Blindwiki è un’app per cellulare pensata per i non vedenti. Il progetto in progress di Antoni Abad – presentato come evento collaterale alla biennale al Padiglione della Catalogna e curato da Mery Cuesta e Roc Parès – è un progetto site specific che si modifica cambiando luogo e città.
L’app (progettata con l’ Istituto Ramon Llull, l’Università e l’Accademia di Spagna a Roma), segnala gli ostacoli per non vedenti. L’elemento di Venezia è l’acqua e il progetto prende la forma della città, creando un percorso in barca (una gondola senza orpelli) nei canali degli antichi Docks di San Pietro, dietro l’Arsenale, cuore della Venezia operaia dove fino al passato recente si costruivano barche di piccolo formato che davano lavoro al quartiere. Il lavoro si genera attraverso le osservazioni dei disabili stessi che formano – attraverso l’applicazione – un collettivo atto a ridisegnare una mappa della città più visiva del mondo affinché sia visibile a chi non può vedere. (E anche a raccontare a chi vede).
Durante il giro in barca chi fa da guida è un non vedente che riconosce il percorso dalle indicazioni per cellulare e guida i visitatori invitandoli a chiudere gli occhi per condividere la propria condizione. Mentre i visitatori sono a occhi chiusi, l’Omero di turno racconta la storia degli abitanti e del lavoro nel quartiere, i piccoli misteri delle case; le grandi storie e problematiche della città prendono senso.
L’informatica della comunicazione intercetta in questo lavoro le problematiche dei disabili e del sociale in modi che tendono a ricreare centralità a persone marginalizzate, rovesciando le logiche della narrazione e della visione e creando una diversa mappa sensoriale e psicologica. Antoni Abad, già premiato al Festival di Ars Electronica e presente a mostre in diversi musei come il Macba, porta alla Biennale una delle (poche) opere digitali presenti.
Lorenzo Taiuti
MODUS, a cura di Martina Cavallarin e Eleonora Frattarolo
Cà Faccanon (ex Gazzettino), Venezia
10 maggio / 26 Nov 2017
Blindwiki, progetto di Antoni Abas, a cura di Mery Cuesta e Roc Parès
Venezia, maggio/novembre