Dal 1979 la città di Linz guarda al futuro con Ars Electronica, Festival per l’Arte, la Tecnologia e la Società. Lo fa studiandone gli indizi nel presente, con sguardo curioso e proficuamente indipendente dalle mode. L’iniziativa non a caso nasce come manifestazione dedicata alla musica, per poi definirsi negli anni come festival dedicato all’arte e alle rivoluzioni introdotte dalla scienza e dalla tecnologia. Questa missione, diretta in un primo momento alla comprensione della più incisiva delle rivoluzioni tecnologiche e sociali degli ultimi decenni, quella del digitale, abbraccia ora con maggiore decisione l’osservazione e la divulgazione di quanto in atto in tutti i principali campi della scienza. Con questi propositi è stato progettato il nuovo Ars Electronica Center, il museo-laboratorio permanente del festival che si divide in più sezioni didattiche ed espositive e nel quale è stato creato l’Ars Electronica Lab, uno spazio interamente dedicato alla divulgazione (ben studiata anche per il pubblico dei più piccoli) delle ultime frontiere scientifiche nel campo della robotica, delle biotecnologie, delle neuroscienze e dell’ingegneria genetica. E’ qui ad esempio che durante i giorni del festival è stata allestita la mostra New views of humankind ed è stato esposto il robot Geminoid Hl-1 (clone del suo creatore, Hiroshi Ishiguro) scelto per focalizzare l’attenzione sull’evoluzione degli studi del comportamento umano condotti nel campo della robotica.
Basta dare uno sguardo agli argomenti affrontati nelle precedenti edizioni del festival, per rendersi conto dell’impegno che da anni i curatori mettono nel proporre al pubblico riflessioni su quanto profondamente e velocemente il mondo stia cambiando grazie alle nuove tecnologie. La lunga storia di Ars Electronica, che compie trent’anni e fa guadagnare a Linz il ruolo di capitale europea della cultura 2009, si racconta, con una mostra al piano terra della Brucknehaus, il centro congressi nel quale si svolge il ciclo di conferenze tenute da artisti, scienziati e sociologi sulle riflessioni proposte ogni anno dal festival. In questo luogo si ripercorrono attraverso documenti, immagini, postazioni interattive, opere, video e incontri con i protagonisti degli anni passati, le varie edizioni dell’iniziativa. Eppure, attraversando lo spazio della mostra, si ha la chiara impressione che non sia semplicemente la storia di Ars Electronica ad essere raccontata, ma più in generale la storia della New media art, che qui ha trovato un’intelligente collocazione per molti dei suoi principali protagonisti. In effetti Ars Electronica la storia l’ha scritta e continua a scriverla; non è difficile accorgersi di come l’arte legata alle nuove tecnologie trovi proprio qui parte della sua ufficializzazione e della sua comprensione teorica. E’ interessante sottolineare ad esempio come nel 2008 il Prix ars Electronica, il prestigioso premio indetto dal festival dall’87, si sia arricchito di una nuova categoria destinata ad essere riconosciuta anche come nuova pratica artistica: la Hybrid Art. Questa si aggiunge alle precedenti sezioni del premio (Computer Animation / Film / VFX, Interactive Art, Digital Musics, Digital Communities, u19 – freestyle computing, [the next idea] Grant, Media.Art.Research Award), per indicare le nuove pratiche artistiche che incarnano il bisogno di un approccio interdisciplinare e che si collocano nella sfera della New media art rappresentandone un’evoluzione. La Hybrid Art utilizza il concetto di ibridità sia a livello materiale (uso di tecniche e strumenti mutuati sia dal mondo dell’arte che da quello delle tecnoscienze) che come sistema di pensiero complesso, olistico per l’osservazione dei fenomeni naturali influenzati spesso dall’azione umana, sia su scala micro che macro. Le opere di questa categoria del premio, esposte all’Ok Center di Linz, ripropongono “L’eterna questione dell’interazione tra arte e vita in modo nuovo”: si interrogano sull’utilizzo e la gestione delle informazioni che riceviamo tramite i sistemi di comunicazione di massa (come in ReConstitution, di Eric Gunter, Justin Manor, John Rothenberg, 2008) e i social network; oppure sull’interpreazione di dati ottenuti attraverso le nuove tecnologie per monitorare i fenomeni atmosferici o astronomici o relativi allo stato di salute del nostro pianeta (ad esempio, EarthStar, David Haines e Joice Hinterding). Dal punto di vista della biologia, questi lavori riflettono sul futuro dell’umanità e del pianeta, sollevando questioni come la possibilità di creare esseri trans-specifici e il conseguente problema dell’integrazione di queste creature fatte dall’uomo nel preesistete sistema ecologico (è il caso ad esempio dell’opera di Eduardo Kac, vincitore del Golden Nica 2009, con il progetto Natural History of Enigma, 2003-2008).
A trent’anni dalla sua fondazione, spiegano i curatori Gerfried Stocker e Christine Schöpf, la missione del festival rimane la stessa e si conferma per l’edizione 2009 con la scelta del titolo/tema Human Nature, affrontato attraverso le conferenze e un’altra mostra alla Brucknehaus: quale umanità e più in generale quale natura ci attendono dietro le ultime possibilità offerte dalla scienza e dalla tecnologia? La risposta degli artisti della mostra Human Nature, per la maggior parte legate all’immaginario suscitato dalle ultime frontiere delle biotecnologie e della bioingegneria genetica, sono ipotesi e provocazioni che coinvolgono anche il dibattito sul tipo di etica e di società che andrà ad accogliere e a regolamentare queste possibilità. E’ il caso ad esempio del video di Michael Burton, Nanotopia o dell’opera Genpets Series 01 di Adam Brandejs, che parte dalla constatazione dell’atteggiamento superficiale con il quale si può trattare il materiale vivente geneticamente modificato[1], per farci quindi riflettere sul percorso di oggettivazione e mercificazione del vivente, immaginando un domani in cui i Genpets, animali domestici creati in laboratorio e venduti come giocattoli, potrebbero essere un modo come un altro per produrre energia.
Questa edizione dell’Ars Electronica Festival ha quanto mai coinvolto l’intera città di Linz nello sforzo di creare una piattaforma di stimoli e riflessioni, attraverso la creazione di molti appuntamenti sparsi per i luoghi del centro storico come l’interessantissima mostra See this sound, presso il Lentos Kunstmuseum, che indaga la storia dell’interazione tra suono e immagine nell’arte, nei media e negli studi sulla percezione, e le manifestazioni legate ai festeggiamenti di Linz città europea della cultura 2009, come la spettacolare parata Klangwolke (Cloud of Sound), che ha invaso la città con animali costruiti e guidati dai cittadini di Linz fino alle rive del Danubio, per rievocare miti e suggestioni ancestrali della storia dell’umanità.
Link di approfondimento: www.aec.at/humannature/
Martina Coletti
D’ARS year 49/nr 199/autumn 2009
[1] in riferimento alla sentenza dell’85 del Patents and Trademarks Office degli Stati Uniti secondo la quale piante geneticamente modificate, sementi e tessuti vegetali possono essere tutti brevettati senza alcuna regolamentazione etica.