Non c’è desiderio – ci dice Deleuze (1) – che non scorra e, più precisamente, che non scorra in un concatenamento. Non si desidera mai qualcosa di isolato, si desidera un insieme, o per dirla ancor meglio si desidera in un insieme. Gli anni Settanta in Italia hanno visto lotte e proteste come protagoniste della scena politica e culturale del Paese. Attraverso il movimento operaio, il rifiuto del lavoro di fabbrica, l’antipsichiatria, il femminismo e i movimenti di liberazione omosessuale, è stato il decennio capace di restituire al desiderio la sua dimensione politica, sociale ed economica, opponendo all’universalismo la forza propulsiva delle differenze.
Dopo aver visitato la mostra L’Inarchiviabile / The Unarchivable – Italia anni ’70, curata da Marco Scotini per inaugurare FM Centro per l’Arte Contemporanea all’interno del complesso dei Frigoriferi Milanesi, è impossibile non sentire la necessità di mettersi a confronto con quegli anni o perlomeno di interrogarsi su di essi, in particolare per chi come noi non ha vissuto quella decade in prima persona ma ne è trascendentalmente erede. Dove è finita la nostra capacità di desiderare? Alle generazioni del presente sembra terribilmente mancare la capacità, caratterizzante di quegli anni, di costituire e potenziare un agire sul reale.
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[1. L’abecedario di Gilles Deleuze, videointervista a cura di Claire Parnet e regia di Pierre André Boutang, DeriveApprodi, Roma 2014.]
Gabriele Longega e Ilaria Zanella
D’ARS anno 56/n. 223/estate 2016 (incipit dell’articolo)