La scultura sociale come organizzazione metapolitica. Inaugurata al PAV di Torino una mostra dedicata a Joseph Beuys e agli aspetti ecologico-politici del lavoro e della vita dell’artista tedesco.
28 settembre 1980: nella piazza Gustaf-Gründgens di Düsseldorf sorge una tenda verde, dove i Verdi, animati da Joseph Beuys, coordinano la campagna elettorale. Nel trentennale della scomparsa dell’artista, un analogo drappo viene scelto da Marco Scotini per aprire il percorso della mostra La Tenda Verde (Das Grünes Zelt). Joseph Beuys e il concetto ampliato di ecologia, con la quale il PAV prosegue la propria attività espositiva sotto la direzione di Enrico Bonanate. Il curatore intende sottolineare la declinazione ecologica dell’opera di Beuys, culminante nel lavoro 7000 querce in occasione della Documenta 7 nel 1982: un’operazione di piantumazione di 7000 alberi che terminerà dopo la sua morte.
Le opere esposte incarnano la forza metapartitica e metaeconomica della scultura sociale: la mostra analizza infatti la figura dell’artista sotto la lente dell’organizzazione politica. Subito incontriamo La rivoluzione siamo noi e Ogni uomo è un artista oltre a molteplici manifesti, fotografie, documenti, video, composizioni sonore e oggetti che lasciano intendere che saremo artisti e rivoluzionari solo se capaci di fronteggiare condizioni e paradossi della politica. Il leitmotiv che attraversa rigorosamente tutta la mostra sembra essere: per scolpire la realtà bisogna costruire nuove forme di organizzazione sociale.
La mostra attraversa il lavoro dell’artista raccontando i suoi rapporti con persone e istituzioni, prima tra tutte l’Accademia di Düsseldorf. Qui nasce il Partito Studentesco con uno statuto apparentemente contraddittorio: un partito contro i partiti con la responsabilità di rappresentare i diritti degli studenti. Si innesca così un processo di ripensamento dell’istituzione accademica da un punto di vista didattico e organizzativo che, a seguito del licenziamento di Beuys dall’Accademia, arriva a dare forma alla Libera Università Internazionale per la Creatività e la Ricerca interdisciplinare (Free International University, FIU) che si incrocia con la storia della leggendaria Documenta 5 di Harald Szeemann. In Individual Mitologies, l’artista decide di aprire L’ufficio per la democrazia diretta attraverso il referendum, animando dibattiti per tutti i cento giorni.
Con la FIU si spingerà in Italia, dove, in Operazione Difesa della Natura, la scultura sociale si estende all’ambiente agricolo non per un culto delle origini, ma perché l’artista individua l’importanza politica dell’ecologia anche in rapporto al tema del lavoro e della produzione. A Pescara nel 1978 ha luogo la discussione Fondazione per la Rinascita dell’Agricoltura, dove insieme ai membri della FIU partecipano esperti e lavoratori. La scultura sociale è quel qualcosa che permette un ritorno all’arte intesa come scienza della libertà e questa libertà è rilevante nella misura in cui definisce un nuovo rapporto con il capitale. L’unico antidoto contro la trasformazione dell’arte in artificio e della politica in ideologia partitica è per l’artista la ripresa del contatto diretto con le esigenze politiche. In questo modo le sculture sociali parlano il linguaggio della produzione e dell’organizzazione, perché solo a questa condizione possono modificare il reale assumendone le contraddizioni.
Clara Madaro
La Tenda Verde (Das Grünes Zelt) – Joseph Beuys e il concetto ampliato di ecologia
5 novembre 2016 – 19 marzo 2017
PAV Parco Arte Vivente | Via Giordano Bruno 31, Torino