Focus sul panorama contemporaneo della moda fino al 3 agosto 2015 al Grand Palais di Parigi che ha consacrato una mostra all’attività di Jean Paul Gaultier. L’iniziale perplessità di fronte alla scelta di ospitare quella che poteva ridursi a una vetrina di abiti di haute couture fine a se stessa ha ceduto il passo in chi scrive all’interesse per un’originale visione dell’universo in cui gravita lo stilista francese.
In un caleidoscopio di abiti, immagini e glittering, Gaultier si racconta e invita a scoprire le tappe della sua evoluzione stilistica dal 1970 ad oggi: si parte da sirene e marinai, icone onnipresenti e rivisitate nel corso degli anni; passando per il Punk Cancan che ha coniugato l’ambiance tipicamente parigina a una certa idea di ribellione londinese, o ancora per i celeberrimi corsetti con i seni a punta resi immortali da Madonna; per arrivare a un’estetica che in tempi recenti coniuga la dimensione urbana e la multi-etnicità.
Se è vero che l’arte, tra le sue molteplici definizioni, è espressione della cultura della società in cui viene concretizzata, la mostra sembra sottilmente ammiccare a come le differenti fasi del processo creativo di uno stilista possano per certi versi essere assimilate al percorso di un artista. Soprattutto nel caso di Gaultier, che si è fatto interprete e promotore di fenomeni di costume inerenti la proteiforme realtà dell’era digitale (e post).
Complici tecniche audiovisive che permettono di animare una trentina dei manichini che “vestono” i modelli delle varie collezioni, agi occhi del visitatore si dispiega un immaginario che si situa a metà strada tra la dimensione onirica e la finzione scenica raggiungendo il suo climax in un défilé fatto di manichini/modelli in passerella: la voce di Catherine Deneuve descrive ogni creazione mentre manichini che riproducono diverse star del jet-set internazionale assistono alla sfilata. Le collaborazioni di Gaultier includono, oltre alla già citata Madonna, esponenti dello showbiz quali Tina Turner, Kylie Minogue, Mylène Farmer (considerata a giusto titolo la Madonna francese), i Depeche Mode, Lady Gaga e, in tempi più recenti, l’inossidabile Amanda Lear.
Non si tratta peraltro di una vuota celebrazione di ciò che fa tendenza. L’enfant terrible che da sempre dissacra e irride i codici imposti dalle convenzioni, si è distinto in diverse azioni a sostegno della ricerca sull’AIDS e ha spesso fatto ricorso a modelle e modelli non necessariamente rispondenti ai canoni imperanti di bellezza e prestanza fisica. Nel trascendere la differenza rispettando ogni appartenenza etnica, generazionale, sessuale e religiosa, il messaggio di Gaultier è improntato su un ideale di tolleranza.
Danilo JON SCOTTA