Una grande antologica allestita contemporaneamente in tre sedi milanesi per rendere omaggio a Emilio Isgrò, l’artista che ha fatto della “cancellatura” la sua peculiare poetica.
La mostra, dedicata a Emilio Isgrò (Barcellona Pozzo di Gotto, 1937) e curata da Marco Bazzini, inizia a Palazzo Reale dove una selezione di opere ci trasporta nel mondo dell’artista, poeta e scrittore di origini siciliane, noto per il linguaggio della “cancellatura”. Si tratta di circa 200 opere tra libri rivisitati, quadri e installazioni esposti anche presso le Gallerie d’Italia e la Casa del Manzoni con l’intento di approfondire la poetica di Isgrò, mostrandoci la grande sensibilità artistica che ha contrassegnato e contraddistingue ancora oggi i suoi lavori. Le prime cancellature risalgono alla metà degli anni ’60, in concomitanza con il fermento della pop art, epoca nella quale si assisteva a un vero e proprio bombardamento di immagini colorate, esaltazione della pubblicità e del consumismo di massa. Emilio Isgrò, in contrapposizione alla società che l’America per prima esalta, va controcorrente rispetto al pensiero diffuso: alla celebrazione del linguaggio della comunicazione visiva risponde con la sottrazione della parola.
Il potere del dialogo è alla base dell’arte di Emilio Isgrò; tutti i lavori che realizza nel corso della sua carriera si basano sul culto delle parole e sui significati che queste possono assumere se manipolate attraverso il gioco dell’arte, la cui forza è proprio quella di ridisegnare la realtà. Le sue opere oltre ad essere esteticamente attrattive inducono a una riflessione: l’arte più della vita è in grado di regalare grandi emozioni, offrendoci prospettive altrimenti impossibili. Cancellare, ingrandire e decontestualizzare sono azioni che mirano – nel processo creativo dell’artista – allo stesso, identico scopo.
Nelle sale del piano nobile di Palazzo Reale è presentato il corpus di opere storiche dell’artista: si tratta di lavori eterogenei tra loro intervallati da grandi installazioni. L’esposizione si apre con una riflessione sul tema dell’identità e dell’autorialità: Il Cristo cancellatore (1968) e Dichiaro di non essere Emilio Isgrò (1971). Viene inoltre affrontata l’evoluzione nel tempo della tecnica della cancellatura e della successiva apertura verso la poesia visiva: dai primi lavori degli anni ’70 sino ai più recenti Trittico del Sole (2013) e Modello Italia (2013), connotati da un messaggio ironico e provocatorio volto a ridisegnare il concetto di unicità. Attraversando le “macchie” come gesti inclini alla pittura, trovano spazio all’interno dell’esposizione una serie di varianti concettuali dedicate ai “particolari ingranditi” nelle quali il focus dell’artista si sposta su frammenti di immagini di personaggi famosi. Il percorso prosegue presso le Gallerie d’Italia dove è custodita l’emozionante cancellazione del celebre ritratto di Hayez; infine, presso la Casa del Manzoni, troviamo le cancellature dei volumi.
Attraverso il suo linguaggio Emilio Isgrò ha anticipato l’arte concettuale, rinnovato la ricerca sperimentale e restituito dignità alla nostra cultura.
Flavia Annechini
Emilio Isgrò
A cura di Marco Bazzini
Palazzo Reale, Milano, Piazza Duomo 12
Gallerie d’Italia, Milano, Piazza della Scala 6
Casa del Manzoni, Milano, Via Gerolamo Morone 1
fino al 25 settembre 2016