Canadassimo: una scritta non troppo grande riporta il superlativo della parola Canada e la facciata è parzialmente nascosta da impalcature che simulano lavori in corso. Più che un padiglione sembra un posto di ristoro schiacciato dalla monumentalità delle architetture del Padiglione della Gran Bretagna e di quello della Germania. Varcando la soglia ci si trova, con non poco sgomento, all’interno di un minimarket di quartiere tipicamente canadese, non troppo rifornito e anche un po’ malandato, con tanto di cassiera dietro il bancone, che indica il percorso da seguire.

Il progetto artistico del Padiglione Canada è curato da Marie Fraser e presenta l’eccentrico lavoro del collettivo BGL, formato dai tre artisti del Quebec, Jasmin Bilodeau (1973), Sébastien Giguère (1972) e Nicolas Laverdière (1972), che esplorano in modo bizzarro uno stile di vita contemporaneo, con le problematiche sociali e politiche legate alla detenzione degli oggetti e al pericoloso rapporto tra l’uomo del consumismo moderno e la natura. Con un umorismo che rasenta il paradosso, BGL rende leggera la grande installazione immersiva che occupa integralmente l’architettura dell’edificio, concepito per creare un percorso inusuale e tortuoso, attraverso un ammasso esagerato di prodotti, oggetti e materiali in cui l’arte si avvicina al mondo del consumismo e dell’economia.
In Canadassimo tutto è ricercatamente eccessivo: il market si connota con l’esibizione seriale di prodotti alimentari in scatola e prodotti di uso domestico di marche note al mercato americano; gli oggetti accumulati da un ipotetico “collector”, ossessionato dalla conservazione e dal recupero, riempiono anche lo spazio più nascosto e il fragore chiassoso dei colori fuoriesce dalle latte gocciolanti di vernice e stordisce maggiormente la vista già confusa dello spettatore, mentre innumerevoli cianfrusaglie di diverso genere si accatastano tra librerie e cassetti, e montagne di scarti rugginosi sono impilate ai piedi del grande albero chiuso in una bussola di vetro.

Dagli spazi al piano terra, salendo una scala di ferro, di quelle tipiche dei cantieri, si accede al piano superiore. Qui un grande terrazzo panoramico, coperto da una impalcatura, è occupato interamente da un groviglio di labirinti, fatti con piccole grondaie d’acciaio sospese e vorticose, che simulano le piste delle automobiline telecomandate.
Lo spettatore deve seguire il percorso ai lati della grande installazione e subisce il richiamo a introdurre una moneta da un euro in uno dei collettori di monete disposti ordinatamente ai blocchi di partenza: la moneta cade e corre a cascata lungo le grandi vetrate dell’edificio ricoperte dalle grondaie, e viene raccolta al piano sottostante. In senso lato la forza propulsiva del denaro (aiutata da marchingegni meccanici solo in apparenza rudimentali) movimenta le nostre esistenze. Questa è la denuncia ironica che Canadassimo fa dell’uso del denaro nei paesi civilizzati del grande West e delle relazioni vitali che questo produce, condizionando e monopolizzando le nostre inclinazioni.
Cristina Zappa