Sfacciata e impenitente, l’arte di Carolee Schneemann spinge i limiti della dimensione creativa oltre tabù e convenzioni – da più di cinquant’anni.
Figura centrale per l’affermazione della performance come territorio femminile e femminista, dai primi anni ’60 l’opera di Schneemann abbandona la tela per conquistare lo spazio fisico e la realtà del corpo. Comincia la sua ricerca sui temi controversi della sessualità e della politica di genere, lungo un percorso d’onestà che rimane strettamente legato alle esperienze personali: Fuses (1964-1967) è un film-collage che ritrae l’artista mentre fa sesso con il compagno, a glorificazione e celebrazione di una quotidianità emancipata. Accolta con grande ostilità e clamore, la pellicola le varrà – anni dopo – un premio a Cannes.
Newyorkese d’adozione, Schneemann stringe contatti con protagonisti della scena artistica metropolitana quali Claes Oldenburg, Robert Morris e Jim Dine ma fatica a trovare spazio per la sua produzione così lontana dalla dominante estetica Pop e Minimalista.
Meat Joy, del 1964, la impone all’attenzione dei media internazionali – in negativo. La performance, presentata a Parigi, Londra e New York, e descritta dall’artista come un “estatico rituale collettivo” tra danze, semi-nudità e carne animale, suscita l’indignazione di stampa e pubblico.
In linea con il trend di generale riscoperta e rivalutazione dell’arte femminile e femminista della seconda metà del secolo scorso, la Hales Gallery di Londra presenta la prima personale di Schneemann nel Regno Unito. Fino al 12 Aprile, Water Light/Water Needle propone, per la prima volta, video e fotografie dell’omonima performance originale del 1966. Ispirata dall’incrocio di cielo e mare nell’orizzonte veneziano, dopo il primo soggiorno in laguna dell’artista, Water Light/Water Needle rappresenta uno studio sui concetti di sospensione e intersezione tra spazi fisici e mentali, in cui acrobati e ballerini volteggiano sulle corde appese lungo il soffitto di una chiesa.
Ammirata da Andy Warhol, Yoko Ono, Marina Abramovic e fonte d’ispirazione per intere generazioni di artisti che lavorano ai limiti di territori inesplorati per tecnica e contenuti, Schneemann prosegue il suo percorso artistico tra l’opposizione della critica e il rispetto dei colleghi.
Nel 1965 fa uscire Viet Flakes, un coraggioso collage di denuncia sulle atrocità della guerra in Vietnam.
Negli anni ’70, l’avvento del femminismo le assicura un posto al centro del dibattito culturale, ma la sua opera d’avanguardia rimane spesso incompresa e ingiustamente etichettata come oscena e offensiva. Nel 1975 sfonda i cancelli del mondo della storia dell’arte con la performance Interior Scroll, in cui recita nuda un copione sfilato dalla propria vagina.
L’approccio sensuale e sfrontato le è valso decenni di affronti ideologici e difficoltà commerciale, ma ammalia oggi un pubblico più flessibile e istruito dagli eccessi della quotidianità – artistica ma non solo.
Cristiana Bedei
Water Light/Water Needle
Hales Gallery, London
Fino al 12 Aprile