NEL 2008 MILANO IN DIGITALE HA COMPIUTO TRE ANNI DI vita concludendo il suo ciclo lo scorso novembre, con la consueta mostra dei vincitori del concorso per giovani artisti. La mostra Milano in Digitale III, a cura di Morena Ghilardi e Cristina Trivellin, questa volta si è presentata come un caleidoscopio tripudio di tecnologia e poesia grazie alle tredici opere vincitrici che, tutte insieme, raccontavano una storia.
Una storia che affonda le radici nella motivazione di questo concorso-mostra under 35, il quale nasce in primo luogo da una domanda e dall’esigenza di riconoscere uno spazio alle nuove sperimentazioni tecnologiche, una sorta di tributo alla frangia dell’avanguardia digitale che opera da tempo, guadagnando ancora a fatica l’attenzione del grande pubblico… ed ecco allora la domanda: quale popolo di giovani leve brulica all’interno della corrente diffusa, inafferrabile e dalle sfaccettature tentacolari della produzione artistica digitale? Come e cosa sono in grado di raccontare questi artisti in maniera sintetica e originale?
Ebbene dopo due edizioni del concorso in crescita, che sin dai suoi esordi è stato supportato dalla competenza di esperti e intellettuali del settore in qualità di giuria (Paolo Rosa, Presidente, Pier Luigi Capucci, Antonio Caronia, Francesco Monico, Domenico Quaranta e Franco Torriani), quest’anno finalmente abbiamo raccolto un frutto maturo.
Grazie alle opere vincitrici ed ai loro autori, abbiamo costruito un racconto in cui si leggevano esperienze personali ed universali allo stesso tempo, a partire dalla rielaborazione di opere classiche di mezzi artistici e del loro fare artigianale, opere costruite sulla critica impietosa alla grande macchina propagandistica avvallata dal sistema socio-politico autorizzato ad infilarsi nelle pieghe del privato, opere in cui ci si faceva beffa dei meccanismi di socialità della rete, mentre altre partivano dalla riflessione sui massimi sistemi dell’etica artistica e delle sue implicazioni in ambito tecnico-informatico, bio-tecnologico ed estetico. Una parte della mostra includeva opere performative che richiedevano necessariamente l’intervento del pubblico, inaugurate dagli stessi artisti a titolo esemplificativo. Un discorso molto variegato ma pur sempre sullo stesso filo conduttore: da dove veniamo, chi siamo e dove andiamo, parafrasando una famosissima tela del 1898 di Paul Gauguin, che pur avulsa dal suo contesto storico e culturale ci torna utile come domanda esistenziale. Questo tarlo è il racconto che si dipana dalle opere vincitrici della terza edizione del concorso Milano in digitale III. Uno sguardo lucido e consapevole sulla contemporaneità, sul senso dei valori come l’amicizia, il rispetto dell’intimità, le relazioni di forza tra uomo e donna, piuttosto che la responsabilità personale delle proprie azioni, che non sono meno reali o gravose perché delegate ad un alter ego virtuale o ad una mail. Tanto di cappello a questi ragazzi i quali, pur giovanissimi, sono in grado di affrontare il mondo con gli occhi ben aperti, leggendolo in tutte le sue implicazioni sociali, culturali, emotive e smontandolo da dentro, sfruttandone le sue stesse leggi ed i mezzi della contemporaneità, ovvero la tecnologia, senza dimenticare la poetica che fa l’opera d’arte.
Ora capirete perchè mi sembra doveroso riportare le testuali parole della giuria la quale “registra con favore il fatto che, dalla prima edizione della competizione a oggi, sono cresciute le proposte che fanno riferimento alle effettive specificità dello strumento digitale (tanto off line quanto on line), come le installazioni interattive e le opere riferibili in qualche modo a un’arte di rete”.
La giuria ha perciò selezionato, in qualità di prime tre opere classificate, quelle che a suo parere meglio di altre esprimono la capacità di individuare le potenzialità del digitale e di integrarle nel processo progettuale ed espressivo.
In particolare ci si riferisce all’assegnazione ai tre vincitori del premio, ossia un workshop presso il CIANT-Centro internazionale di arti e nuove tecnologie- di Praga che quest’anno è stato attribuito ad Alessio Chierico per NoOne and three chairs, a Cosimo Cappagli, Daniele Grosso per To-gather together n°11 e al collettivo Io/Cose con Yes, We Spam!
Opera, quest’ultima, che rispolvera la pratica della mail art per esplicitare criticamente le tattiche di spamming, mentre le prime due partono da una sorta di remake in chiave contemporanea di esperienze artistiche storicizzate. To-gather together n°11 infatti propone una versione digitale del laboratorio pianistico degli anni ’60 del Maestro Daniele Lombardi, condividendone gli stessi fini ludici e didattici, mentre l’opera NoOne and Three Chairs dichiara l’esplicita citazione dell’opera di Joseph Kosuth proseguendone il discorso concettuale sull’efficacia del segno, fino ad includere in questa speculazione anche quello digitale.
Tutto questo per me è un frutto maturo, di una pianta giovane, certo, quindi ancora piccolo e destinato a crescere nelle prossime stagioni, ma decisamente maturo.
Morena Ghirardi