Chi quest’anno si rechia Kassel per vedere la 13esima edizione della mostra che ogni cinque anni “documenta” lo stato dell’arte contemporanea mondiale, si troverà al centro di un fenomeno che travalica i confini degli spazi prevedibili ad essa tradizionalmente assegnati. dOCUMENTA (13) è concepita dalla curatrice Carolyn Christov-Bakargiev come uno strumento filosofico-artistico in grado di mettere in evidenza un sistema di relazioni fra oggetti, persone, pensieri, luoghi; ripensare quindi l’umano e come l’umano percepisce l’altro da sé, e da qui fare il punto sulla cultura al tempo della crisi – o addirittura della catastrofe. Uno strumento che trae la sua forza dall’insieme di tutti i campi d’azione artistica intervenuti: in primis gli artisti con le loro opere, i pensatori ed esperti in discipline diverse dall’arte con progetti e pubblicazioni, i luoghi, ricercati anche al di fuori dei tradizionali Friedericianum, documenta Halle e Neue Galerie, la storia, persistente nei luoghi suddetti. Un progetto curatoriale ambizioso, dall’approccio realmente multidisciplinare, che coinvolge più di 200 fra artisti, filosofi, scienziati, e oltre alla modalità espositiva vera e propria si sviluppa fra 100 pubblicazioni teoriche (raccolte nel terzo volume del catalogo, The Book of Books), workshop, seminari ed altro ancora.
Un progetto complesso da cogliere nell’insieme. Utile traccia è data dall’introduzione critica che spicca all’ingresso del Fridericianum: dOCUMENTA (13) va percorsa non solo fisicamente, ma anche secondo la sua topologia non visibile, ma solo pensabile, la quale si articola in quattro spazialità nelle quali Christov-Bakargiev sintetizza le condizioni dell’agire di artisti e pensatori: l’essere “in scena”, “sotto assedio”, “in stato di speranza”, “in ritirata”. Queste modalità rispecchiano idealmente anche i quattro “luoghi” principali verso cui documenta si protende per la prima volta da Kassel per abbracciare il globo. Kassel è il palcoscenico principale, e rappresenta la prima condizione: “in scena” è ciò che agisce nel presente, generante un flusso attivo verso l’altro. A Kassel sta il “cervello” dell’esposizione, una mini-mostra puzzle (meglio descritta da Martina Coletti nell’articolo seguente), microcosmo del macrocosmo documenta, al centro del Fridericianum; in cui si svolge anche il ciclo di seminari “What is thinking?” che sembra fare il punto sul meccanismo di rielaborazione filosofica innescato.
L’essere “Sotto assedio” comporta uno stato di difesa, in cui l’agire è bloccato e minacciato dall’altro da sé. Condizione che descrive la seconda sede di dOCUMENTA (13), fra seminari ed esposizioni: l’Afghanistan ancora militarizzato, fra Bamiyan, luogo dei Buddha distrutti dai talebani, e Kabul, dove Alighiero Boetti aprì il suo One Hotel nel 1977, ripreso in dOCUMENTA (13) come emblema del ricreare luoghi per liberare spazi di pensiero.
Lo “stato di speranza” è una condizione statica, ma già polarizzata in vista di un agire positivo. La location che lo identifica è l’Egitto, fra Alessandria e Il Cairo, come suggerisce il segno delle sollevazioni della Primavera Araba (2011). Qui ha luogo un progetto di scambio culturale di studenti fra Kassel e Alessandria-Cairo, concretizzato fra Studium e The Seminar – ‘luogo’ temporaneo d’incontro e produzione di eventi e azioni in varie sedi in Egitto.
“In ritirata” è la quarta condizione, descritta come l’atto di rifugiarsi altrove, recludersi in luogo sicuro, non per abbandonare del tutto la vita attiva-pubblica ma per ritrovare spazi di riflessione. The Retreat ha luogo a Banff, in Canada. Il progetto vede una rosa di partecipanti – scelti fra artisti, curatori, pensatori connessi a dOCUMENTA(13) – ritirarsi al Banff Centre, “villaggio d’arte” dove poter concretizzare progetti collettivi fra arti, musica, teatro, letteratura.
Naturalmente le associazioni non si esauriscono in questo semplice paradigma, e ogni luogo può a sua volta presentare sfaccettature cangianti fra una condizione e l’altra. In particolare, a Kassel la mostra si allarga fra luoghi che moltiplicano i significati e rimandi fra opere e spazi, dalla Hauptbanhof, la vecchia stazione connessa al mondo industriale e bellico d’epoca nazista, all’immenso Karlsaue park, disseminato di case-installazioni d’artista, micro-spazi espositivi dalle più svariate declinazioni. Rimando ai successivi articoli per un più completo quadro sull’esposizione “diffusa” di dOCUMENTA (13), che sebbene rischi spesso la perdita di incisività e forza espressiva – se si considerano le opere singole – è sicuramente un formidabile intreccio di opere, pensieri, luoghi, capace di toccare i più svariati tempi storici e momenti culturali, e di attivare nello spettatore importanti processi critici e sensoriali.
Alessandro Azzoni
D’ARS year 52/nr 211/autumn 2012