I was interested in him primarily as a character, the way he lived, he was a ‘more than real’ real life character. A phenomena. I was already into the idea that the most important work is the way you live and you should live it as a work and try to make each aspect of it as interesting as you can
William S. Burroughs su Genesis P-Orridge.
Riprendendo il discorso del mio articolo su D’Ars 205, di introduzione alla musica Industrial e ai Throbbing Gristle, band seminale per il movimento, mi focalizzo ora sulla personalità fondante di tali realtà: Genesis P-Orridge. Vera leggenda dell’underground anglo-americano, anti-rockstar, artista anomalo, Genesis P-Orridge ha perseguito fino alle estreme conseguenze i propri ideali, facendo di sé stesso la sua più grande opera: come altre personalità della sua generazione ha agito nella convinzione di una sostanziale identità fra arte e vita. Come recita un’affermazione sul suo sito ufficiale (www.genesisbreyerporridge.com) “Una tenacia risoluta che non scende a compromessi con l’opinione pubblica è un essenziale prerequisito dell’elevazione dello spirito umano attraverso l’arte”.
Genesis è innovatore e de-costruttore della forma musicale, ma altrettanto notevole è il suo impegno in senso strettamente artistico. Prendiamo la sua immagine; dietro di essa si nasconde un ben preciso intento, non già la ricerca di un aspetto curioso o trasgressivo, ma un atto consapevole di costruzione – o meglio – de-costruzione del sé. Negli anni ’90 Genesis instaura un rapporto sentimentale e collaborativo con l’artista performativa Lady Jaye Breyer. I due focalizzano la propria opera sui limiti dell’essere umano – corpo e mente, e di contro sulle possibilità infinite offertegli da un’era moderna dove l’umano è in mutazione. Nel loro caso, l’esperienza di un amore totalizzante li porta a forzare le barriere imposte dai propri diversi sé biologici, alla ricerca dell’unione in un unico essere, il “pandrogino” Breyer P-Orridge. Una esperienza personale che si ricollega ad eterni archetipi legati al superamento della dicotomia maschio-femmina: la sintesi alchemica degli opposti, il ritorno all’originario androgino platonico.
Tale esperienza è di recente stata ben documentata nel film The Ballad of Genesis and Lady Jaye di Marie Losier, presentato nel gennaio di quest’anno alla 61a Berlinale nella sezione Forum, tradizionalmente riservata ai film più sperimentali. The Ballad è stato presentato inoltre al Tribeca Film Festival il 25 aprile scorso ed è stato selezionato per numerose altre rassegne nel 2011 (vedi www.balladofgenesisandladyjaye.com).
Ma come dichiarano Genesis e Lady Jaye nel Pandrogeny Manifesto (visibile su YouTube: watch?v=R6qnvNw6NP8) il pandrogino non è banalmente un’identità fisica fra due umani di sesso opposto, è tensione al concetto di umano in senso più alto ed egualitario, al di sopra della distinzione fra sessi; un invito a trascendere il proprio sé fisico verso una forma di unità intesa come coscienza condivisa e libera. Il pandrogino è un “terzo” rispetto alla coppia, è un “risultato maggiore della somma delle parti”.
Per comprendere meglio la sua opera più recente e totalizzante, è necessario ripercorrere sinteticamente influenze ed esperienze nella carriera di Genesis. Nato Neil Andrew Megson nel 1950 (cambia legalmente nome in Genesis P-Orridge nel 1971) è fra i primi ad aderire ai movimenti Fluxus e Mail Art. Le teorie di John Cage, fondamentali in Fluxus, influenzano i primi esperimenti sonori di Genesis nelle registrazioni di Early Worm. Genesis raggiunge la notorietà con il collettivo COUM Transmission, da lui fondato nel 1969, influenzato dal Dada e dedito a performance tra intermedia e body-art. Al momento dello scioglimento nel 1976 COUM aveva già spinto all’estremo i limiti della performance art, sia per le azioni shock sia per i temi scottanti, al limite della criminalità e del socialmente accettabile, precorrendo i tempi. Culmine delle azioni fu la mostra Prostitution all’ICA di Londra, che creò uno scandalo tale da portare certa politica a riconsiderare i finanziamenti pubblici all’arte contemporanea, e che valse a Genesis e alla collega Cosey Fanni Tutti l’appellativo di “distruttori della civiltà”[1].
L’opera artistica di Genesis trova quindi un modus operandi privilegiato nel cut-up: un corpus di lavori a collage è stato presentato nel 2009 nella retrospettiva 30 Years of Being Cut-Up alla galleria Invisible-Exports (www.invisible-exports.com), insieme a diversi lavori provenienti da operazioni di Mail Art, che costarono a Genesis una denuncia delle poste britanniche per invio di materiale “offensivo e indecente”. Anche nella creazione del pandrogino è riscontrabile l’approccio operativo cut-up: Genesis e Lady Jaye “ritagliano” e ricombinano i loro stessi corpi; si sottopongono a interventi di chirurgia plastica coordinati per assomigliare il più possibile l’uno/a all’altro/a (tornano in mente le operazioni chirurgiche teatrali/artistiche di Orlan negli anni ’90) e completano l’identificazione vestendosi, truccandosi, perfino comportandosi in modo uguale. Un esercizio di identità creativa che punta all’unione non solo di due corpi ma anche di due coscienze in una “terza” persona che le comprenda e le trascenda. Un concetto influenzato dal libro The Third Mind, scritto a quattro mani da Burroughs e Gysin: la terza mente è un luogo mentale dove non può arrivare la coscienza del singolo, che invece può accedervi ricombinandosi (cut-up) con le coscienze di altri.
L’esperienza di Breyer P-Orridge costituisce anche un messaggio costruttivo di liberazione ed espansione del potenziale umano, un incitamento alla vera evoluzione dell’essere umano, che può attuarsi solo con l’unione fra i diversi. Un’esperienza segnata infine (ma non fermata) da un lutto. Lady Jaye Breyer P-Orridge muore improvvisamente nel 2007, ma continua a vivere nell’altra sua metà, Genesis, che afferma: “S/he is still her/e”.
Alessandro Azzoni
[1] “Wreckers of civilization”, anche titolo del libro di Simon Ford, curatore al Victoria and Albert Museum, che documenta l’opera di COUM e Throbbing Gristle.