Prosegue a Bologna il percorso di Frontier, il progetto di valorizzazione di Writing e Street art che fin dalla sua nascita nel 2012 si è presentato in una doppia veste: una “fisica”, attraverso la realizzazione di opere murali di dimensioni monumentali, e una teorica (Frontier Voices), nella forma di approfondimento critico delle due discipline. Promosso dal Comune di Bologna e organizzato dall’associazione culturale ALL WRITE, con la collaborazione della Regione Emilia-Romagna, e curato ancora una volta da Claudio Musso e Fabiola Naldi, Frontier vuole ampliare il proprio impatto comunicativo sulla città seguendo un’intenzione curatoriale precisa: quella di operare in esterno su facciate, immobili e luoghi collocati in aree urbane centrali e periferiche connotate da una tensione dinamica, in cui sia in atto o si renda necessaria una riconsiderazione funzionale e identitaria. Spazi pubblici, territori condivisi in cui l’azione artistica opera una modifica sostanziale ponendosi come elemento di attrazione e di rinnovamento della percezione. Quest’anno il contesto non si sta limitando agli alloggi di edilizia residenziale pubblica (ACER) ma si è esteso su superfici diverse in nuove zone della città.
A partire dal mese di luglio, gli street artist, sia italiani che stranieri, continueranno a creare le proprie opere site specific fino a settembre, quando una terza sezione si aggiungerà alle prime due già realizzate: Walls – facciate di grandi dimensioni collocate nell’area urbana esterna ai viali, comprendente tre edifici di proprietà comunale a gestione ACER, e la parete di un edificio scolastico – e Boxes – edifici situati in aree in cui è in atto un processo di riqualificazione e rivalutazione.
Gli artisti invitati a questa edizione sono intenzionalmente stati scelti per le loro ricerche tendenti all’astrazione: per il Writing, partendo dall’elemento fondamentale della lettera, gli autori operano per scomposizione, esplosione, deflagrazione, giungendo ad una rappresentazione di puro segno o di puro colore di carattere informale; per la Street Art vengono presentate da un lato esperienze tendenti all’astrazione sia di matrice più rigida, fredda, geometrica, sia di forme aperte e colori caldi, mediterranei, dall’altro vengono offerti esempi di una figurazione espansa che tocca l’onirico e l’immaginifico.
Nella sezione Walls hanno lavorato: l’italiano Peeta (Scuole Primarie Gualandi, via Beroaldo 2, quartiere San Donato), interessato alla forma scultorea delle lettere, che vanno a rispecchiare il panorama urbano; lo statunitense Poesia (via XXI Aprile 38, quartiere Saragozza), la cui costruzione della lettera lascia spazio a nebulose di segni e velature cromatiche; il polacco Seikon (via Scipione dal Ferro, quartiere San Vitale), che si pone al confine tra progettazione grafica e pittura; la spagnola Nuria (via Gianni Palmieri, quartiere San Vitale), con opere dalle forme aperte e dai colori delicati.
Per la sezione Boxes sono stati utilizzati i due edifici presenti in Largo Caduti del Lavoro, collocati all’ingresso della Manifattura delle Arti, dove hanno operato il francese Lokiss, il cui stile si caratterizza per la scrittura scomposta e le figure ispirate al Cubismo orfico, e l’italiano Rae Martini, che si concentra sul trattamento del colore e sul virtuosismo tecnico applicato a diversi materiali.
Frontier – La linea dello stile
Valentina Tovaglia