Valentina Tovaglia
Non è una novità che gli edifici cambino spesso destinazione d’uso, ma è sorprendente quando succede che a Milano, nel Cubo di Hangar Bicocca (www.hangarbicocca.it), uno spazio in cui in passato si testavano i motori a scoppio, in occasione dell’installazione from here to ear, ci troviamo immersi in una dimensione al confine tra musica e arte contemporanea. Al centro di uno spazio reinventato per ospitare l’originale opera di Céleste Boursier-Mougenot – già esposta al Barbican Art Center di Londra lo scorso anno – si libera la vita di settanta fringuelli che disegnano coreografie visive e sonore attorno al materiale installato dall’artista, in totale disinvoltura rispetto alla presenza dei visitatori. Otto chitarre e quattro bassi, ognuno collegato ad un amplificatore, si offrono alla posa di una miriade di uccellini colorati che vanno a sollecitare questi strumenti musicali provocando sonorità particolari, in assoluta confidenza con una voliera piuttosto atipica ma rispettosa delle loro esigenze, raggiunta da luce naturale e costellata da piante utili per la costruzione del loro nido.
Boursier-Mougenot è un artista visivo francese, nato però come musicista al Conservatorio di Nizza, geniale nel trovare un potenziale musicale in qualsiasi cosa, dalle aspirapolveri e stoviglie, ai suoni della strada, fino ad arrivare ai fringuelli di from here to ear, in costante relazione con una teoria del caos calata nella dimensione quotidiana, rielaborando il tutto per creare nuove musiche e scoprire contesti altri. Attraverso from here to ear percepiamo una certa influenza del compositore John Cage, che sosteneva l’ascolto dell’ambiente e del mondo, in assoluta apertura verso il suono. L’installazione di Céleste Boursier-Mougenot, che nello spazio di Hangar Bicocca prosegue l’indagine sull’opera come organismo vivente del precedente progetto Terre Vulnerabili, rimarrà esposta fino al 4 dicembre.