Martin Kippemberg reinterpreta Kafka
Fondazione Prada non delude: fino al 27 luglio presenta “K”, una mostra sinestetica che include nel progetto l’installazione di Martin Kippenberg The Happy End Of Franz Kafka’s Amerika accompagnata dal film di Orson Welles The Trial e dall’album dei Tangerine Dream The Castle.
La rilettura della trilogia incompiuta di Kafka (Amerika, Der Prozess e Das Schloss) consente letture multiple aperte a interpretazioni personali che hanno indotto Kippenberg (il curatore), Welles e i Tangerine Dream a riadattare attraverso esplorazioni e diverse allusioni, interpretazioni soggettive. Siamo immersi in un mondo fatto di arte che non si limita a mostrare ma vuole comunicare attraverso tutti i linguaggi possibili che le appartengono. Video, musica, concretezza e concettualità di opere che si connettono nell’indissolubile attraverso un universo fatto di interpretazioni personali e scenari possibili.
Tutto è il possibile di tutto e niente ci pone dei limiti degni di significato comprensibile. I visitatori possono sperimentare gli incontri creativi dell’opera di Kafka attraverso la visione di un film o l’ascolto di una canzone. La musica e il cinema si fondono con l’arte che raggiunge la massima espressione del sapore contemporaneo mai limitato a se stesso ma connesso a ogni sua manifestazione.
Kippenberg rilegge la trilogia di Kafka attraverso il trittico artistico proposto in questa mostra che si presenta a tre livelli: una sorta di pala d’altare in cui la grande tavola centrale è costituita da America mentre Il processo e Il Castello formano i tre pannelli laterali. Tre elementi uniti che compongono una metafora degli eventi dell’esistenza umana. Il comprensibile e l’incomprensibile non esistono perché l’incomprensibile è incomprensibile ma è proprio questo il bello. Non esiste una spiegazione logica a ciò che vediamo ma solo sensazioni, ricordi, i nostri più intimi nemici.
Al centro di “K” si trova l’installazione di Martina Kippemberg The Happy End of Franz Kafka’s Amerika (1994) in mostra al piano terra del Podium e per la prima volta esposta in Italia. Basata sul romanzo America, pubblicato nel 1927, l’opera reinterpreta una sequenza del libro in cui il protagonista Karl Rossman, dopo aver viaggiato attraverso l’America, si propone per un’occupazione al “teatro più grande del mondo”. L’artista tedesco (1953-1997) esplora l’utopia immaginaria del mondo del lavoro, traducendo in una vasta installazione l’immagine letteraria dei colloqui collettivi inventata da Kafka. Il protagonista, il giovane immigrato Karl Rossman, in cerca di successo professionale, empatia e senso di giustizia incontra un mondo dominato da una concorrenza e uno sfruttamento disumanizzanti, lontano dalla rappresentazione ideale degli Stati Uniti come “terra dell’opportunità” e “terra della libertà”. Kafka non ha mai completato il romanzo America, abbandonando la sua stesura più di dieci anni prima della sua pubblicazione. L’incompletezza del libro lascia aperta ogni interpretazione.
Kippenberg, dalla sua parte, vede un lieto fine o forse una carneficina della società moderna in cui tutti siamo in lotta con tutti per il raggiungimento di un fine. Un lavoro, l’amore, la tranquillità interiore. L’installazione proposta vede al centro di un campo da calcio una serie di tavoli, elementi di design vintage e sedie da mercatino delle pulci mescolate a vecchie opere dell’artista stesso. Ciò potrebbe significare la competizione tra artisti o più semplicemente la competizione umana che ci rende limitati, o forse semplicemente uomini alla ricerca del significato di un dialogo fine a se stesso ormai perduto.
Per quanto riguarda il film possiamo solo rifarci alla nostra immaginazione.
“K” termina con l’album dei Tangerine Dream “Franz Kafka The Castle” (2013), in loop all’interno della cisterna. Enormi poltrone vellutate ci trasportano nel nostro subconscio dove tutto è possibile. L’atmosfera psichedelica ci avvolge e ci accoglie, rilassandoci attraverso le musiche di Edgard Froese (1944-2015).
Il racconto di Kafka è il leitmotiv della storia universale di un’anima sempre alla ricerca di riconoscimento. La musica elettronica dei Tangerine Dream è magica e cosmica. Ci avvolge e ci promette un avvicinamento alla realtà più bruta: musica, arte, letteratura e cinema si fondono come magia.
Ed è questo ciò che conta. L’eternità di questo attimo.
fino al 27 luglio Fondazione Prada
Flavia Annechini