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Art Paris 2015: la fiera del Grand Palais di Parigi

Art Paris costituisce la risposta all’opulenza un po’ chiassosa di quella FIAC (Fiera Internazionale di Arte Contemporanea) che di anno in anno sembra frapporre sempre più barriere all’entrata, quasi a creare una sorta di gabbia dorata.
I numeri dell’edizione 2015 di questa fiera d’arte contemporanea che si è svolta al Grand Palais di Parigi dal 26 al 29 marzo: 145 gallerie provenienti da 20 Paesi differenti, un invitato d’onore – quest’anno è stato il turno di Singapore, una scelta che forse ne ha sopravvalutato le potenzialità degli artisti e pertanto difficilmente condivisibile – una percentuale del 50% di espositori stranieri, un focus sulle giovani gallerie nella sezione Promesses.

 Liu Tao,  A Weak Road n°1, 2012, photo, 40x60cm
Liu Tao, A Weak Road n°1, 2012, photo, 40x60cm

Una formula già collaudata a cui quest’anno è stato aggiunto l’esperimento dei “Solo Show”, una trentina di mostre monografiche disseminate nello spazio espositivo: un esperimento che, a giudicare dalle reazioni dei visitatori, funziona maggiormente per opere di una certa monumentalità a discapito dei lavori di dimensione più modesta.
Un’edizione in via generale abbastanza interessante, connotata da una forte presenza asiatica.

 

Reflection 2012, 82w x 52d x 87h cm, Oil on Resin, Solid Wood
Reflection 2012, 82w x 52d x 87h cm, Oil on Resin, Solid Wood

Il coreano Xooang Choi propone nelle sue sculture “sdoppiate” un’interpretazione del Sé profondo che rimanda alle metamorfosi letterarie, ma non si tratta delle punizioni o bizzarrie dei Numi di Ovidio né di un cambiamento dall’ordinario come nel caso del Samsa kafkiano. Nel ricercare risposte ai propri interrogativi, gli uomini di Choi ampliano il proprio campo speculativo fino ad essere quasi cancellati da problematiche quali il dolore di esistere, le tensioni sociali, le difficoltà di comunicazione.

Li Wei, Love at the high place 1 047 01, 2004, photo 100x100 cm
Li Wei, Love at the high place 1 047 01, 2004, photo 100×100 cm

Il cinese Li Wei afferma la volontà di liberarsi dai limiti imposti dalla società contemporanea: nelle foto di cui è il soggetto principale si ritrae nell’atto di compiere performance che sfidano la legge della gravità, metafora di ogni forma di costrizione.

 The person that you see physically... (2) (303 x 316 cm) vlieseline, indigo, colle et fils, 2014 - Lyndi SALES

The person that you see physically… (2) (303 x 316 cm) vlieseline, indigo, colle et fils, 2014 – Lyndi SALES

La sudafricana Lyndi Sales esplora la frontiera tra visibile e invisibile attraverso un’installazione – The person that you see phisically is just the tip of the iceberg (La persona che vedete a livello fisico non è che la punta dell’iceberg) – che si prefigge di suscitare interrogativi sull’esistenza di multiple dimensioni e dei relativi corpi non fisici che alle stesse sarebbero associati. Fulcro del lavoro il colore indigo, che la maggior parte della gente non riesce a distinguere da blu e viola e che pertanto assurge a eponimo di una dimensione non percettibile.

Liu Tao, A Weak Road n°99, 2012, photo 40x60cm
Liu Tao, A Weak Road n°99, 2012, photo 40x60cm

Ambizioso ma non privo di impatto il lavoro di Radenko Milak, che in 365 acquerelli (non tutti presenti al salone per ovvi motivi di spazio, N.d.R.) ha voluto riprodurre per ogni giorno dell’anno l’immagine di un avvenimento prodottosi nella storia dell’umanità.

Scandalose per la Cina contemporanea, le foto in cui Liu Tao erra nudo tra le rovine di una civilizzazione in cui il contemporaneo si fa chimera sembrano riportare la riflessione sul ruolo dell’uomo nel rapportarsi alla natura e sulla vanità della creazione umana. In tempi recenti la riflessione sulle tracce lasciate dall’uomo si sta affermando come filo conduttore dell’indagine di numerosi artisti; ha ispirato fra gli ultimi il lavoro sul post-umanità del giapponese Hiroshi Sugimoto nella mostra Aujourd’hui le monde est mort (Oggi il mondo è morto) presentata al Palais de Tokyo nella primavera del 2014.

Thomas Jorion, Blizka 120x150cm Tirage Fine Art Hahnemuhle Ed.8 HD
Thomas Jorion, Blizka 120x150cm Tirage Fine Art Hahnemuhle Ed.8 HD

Tra le vecchie conoscenze, si segnalano il lavoro sulla memoria dei luoghi del francese Thomas Jorion, fotografo che incentra il proprio lavoro sulla (ri-)scoperta di luoghi un tempo pulsanti di vita e oggi abbandonati (palazzi, cinema, teatri) che rimandano all’interrogativo sulle tracce lasciate dall’uomo e sul suo rapporto con il fluire del tempo; il coreano Jeong-Min Suh, che utilizza piccoli rotoli riciclati di hanji, la carta di gelso coreana, per realizzare opere a metà strada tra il plastico e il pittorico nell’intento di tramandare una sorta di memoria storica di quanto è stato scritto da altri.

Danilo JON SCOTTA

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