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FASSBINDER – NOW. La mostra al Martin-Gropius-Bau

Il 31 maggio Rainer Werner Fassbinder avrebbe compiuto 70 anni. Per celebrare questo anniversario il Martin-Gropius-Bau di Berlino – in collaborazione con il Deutsches Filmmuseum di Francoforte e la Fondazione Rainer Werner Fassbinder di Berlino – presenta fino al 23 agosto Fassbinder – NOW, un´ampia mostra dedicata a una delle figure più interessanti e controverse del secondo dopoguerra, spentosi tragicamente nel 1982 all´età di 37 anni.

Rainer Werner Fassbinder e Michael Ballhaus sul Set di "Warnung vor einer heiligen Nutte" 1970/71 © Deutsches Filminstitut, Frankfurt am Main, Foto: Peter Gauhe
Rainer Werner Fassbinder e Michael Ballhaus sul Set di “Warnung vor einer heiligen Nutte” 1970/71 © Deutsches Filminstitut, Frankfurt am Main, Foto: Peter Gauhe

Da segnalare anche i due nuovi documentari, usciti nella prima metà dell´anno, che in maniera diversa hanno tentato di ricostruire il percorso biografico e artistico di questo regista, sceneggiatore, attore, scrittore, drammaturgo: Fassbinder di Annekatrin Hendel e Fassbinder. Lieben ohne zu fordern di Christian Braad Thomsen.

Autore di 44 film e produzioni televisive in soli 14 anni, senza contare i lavori teatrali, spirito febbrile e instancabile è stato un inquieto osservatore e critico della società, dalle strutture di potere fino ai rapporti più intimi. Un primo elemento d´interesse della mostra sono i numerosi documenti scritti e sonori che riguardano le modalità di creazione e produzione di alcuni dei suoi capolavori – tra cui Berlin Alexanderplatz (1980) tratto dall´omonimo romanzo di Alfred Döblin, la cui sceneggiatura fu dettata e registrata in continuum nell´arco di diversi giorni.

Appunti, storyboard, schizzi, lettere rivelano quanto ogni minimo dettaglio fosse deciso e pianificato da Fassbinder, compresa la compilazione delle domande per la richiesta di fondi e le varie autorizzazioni burocratiche, delle quali si occupava personalmente senza delegare nessun aspetto della sua attività a terzi.

Una sala è poi dedicata ai costumi di Barbara Baum, sua collaboratrice per parecchi anni: qui gli abiti si lasciano leggere come “sintomi” non solo di uno determinato status sociale ma anche di una condizione interiore, spesso conflittuale, motore della narrazione drammatica e della sua traduzione in corpo, sessualità, incontro, dipendenza. I montaggi delle interviste – sottotitolate in inglese – offrono accesso a un ricco materiale di ricostruzione della sua poetica e, al contempo, della sua personalità, all´interno di un intreccio inscindibile tra privato e pubblico.

Rainer Werner Fassbinder: „Warnung vor einer heiligen Nutte", 1970 © Rainer Werner Fassbinder Foundation, Berlin
Rainer Werner Fassbinder: „Warnung vor einer heiligen Nutte”, 1970 © Rainer Werner Fassbinder Foundation, Berlin

Nonostante ciò le sue tormentate relazioni, che furono oggetto di numerosi scandali e litigi anche post mortem, vengono mantenute sullo sfondo per concentrare l´attenzione sulla ricerca e il valore dell´opera che ci ha lasciato.

Un´ulteriore tappa dell´esposizione mette a confronto scene di film diversi analizzando alcuni motivi stilistici ricorrenti come i lunghi piani sequenza, i movimenti di camera circolari, gli spazi claustrofobici dove risuonano dialoghi alienanti, convenzionali, quasi meccanici. Il ponte verso i giorni nostri è gettato, in chiusura, dai lavori di alcuni artisti che si sono espressamente ispirati a Fassbinder tra cui compaiono Jeroen de Rijke/Willem de Rooij, Maryam Jafri, Ming Wong e Jeff Wall.

Clara Carpanini

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