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Made in Dran

Comme je ne sais pas écrire, j’ai preféré faire un dessin: con questa dichiarazione d’intenti, Dran, graffitaro e illustratore francese, originario di Tolosa, cattura nel suo sito la popolazione del web: nella homepage, un giradischi libera musica jazz tra le pareti di una stanza in cui si muove un piccolo ragno. Sono pareti di cartone, quelle che racchiudono il mondo di Dran, che per un writer non può essere altro che il mondo della strada: proprio il cartone è uno dei materiali scelti a fare da specchio al racconto, ironico e spietato, di una società messa a nudo nei suo tratti quotidiani più spiacevoli. Dran veicola i suoi messaggi con un approccio quasi infantile, che attenua i toni dell’analisi lucida di una realtà i cui protagonisti principali sono bambini che non solo subiscono, ma anche denunciano, da un angolo all’altro del mondo, il disordine e la violenza che li sfidano ogni giorno. Dran utilizza cartoni di recupero che hanno contenuto i più svariati oggetti, dalle uova ai pneumatici, dalla marmellata ai detersivi, e libera il proprio tratto semplice prendendo spunto dalle scritte stampigliate su di essi, arrivando a rappresentazioni senza filtri delle realtà taciute, oscurate, nascoste.

Ed è così che un Made in Brazil diventa il titolo del ritratto di un bambino brasiliano costretto a vivere per strada tra la sporcizia, e allo stesso modo il timbro TARE 145 g env ci mette di fronte al peso allarmante di un bambino africano denutrito; un uomo che si impicca alla corda è invece annunciato dalla scritta Suspended Files, mentre la situazione di un anziano solo e infreddolito su una panchina è associata alla frase Store in a cool dry place out of direct sunlight. Sulla stessa lunghezza d’onda emerge la scritta FRAGILE, chediventa rappresentativa sia della precarietà di una coppia di sposi, sia della fragilità di una bambina maltrattata da un adulto. In questi lavori emerge anche il lato fanciullesco di Dran, che trasforma le macchie di un cartone della pizza nelle bolle di sapone soffiate da una bambina, oppure affianca a due frecce rivolte verso l’alto che accompagnano la scritta This way up, a indicare il corretto orientamento del cartone, la colonna di tre bambini disposti uno sulle spalle dell’altro per sbirciare al dì la di un’altezza altrimenti impossibile da raggiungere.

Porcelaine
Porcelaine

Spesso sono le pagine dei quotidiani ridipinte di bianco a diventare sfondo per i lavori di Dran, che funzionano da analisi minuziose della realtà ispirate all’immaginario comune, come i ritratti di Babbo Natale e di Pinocchio caduti entrambi nel tunnel di alcool e droga.

Attraverso il proprio tratto Dran vuole richiamare la società all’ordine, che arriva a presupporre anche una sorta di predominio dell’animale sull’uomo, evidente nella scena in cui una famiglia di cani se ne va in vacanza abbandonando il padrone legato ad un palo. Grazie al suo tratto, i ruoli si capovolgono: i bambini sono rapiti dai propri giocattoli, colpevoli di essere caduti in una grande illusione, la stessa che spinge la bambina a nutrire con del fieno il proprio cavallo a dondolo, il bambino che legge un libro indossando gli occhiali 3d a immaginarsi una fuoriuscita dei protagonisti direttamente dalle pagine, l’altro che gioca con soldatini e carri armati ad urlare di dolore per essere stato mutilato da questi ultimi in rivolta, e il bambino obeso ad abbracciare la fidanzata immaginaria che lui stesso ha disegnato.

Imagination above tecnhology, 2009
Imagination above tecnhology, 2009

Rappresentare qualcosa affinchè i contorni dell’immagine prendano vita nella realtà: una convinzione che immediatamente ci porta con la mente a uno dei libri più noti e tradotti a livello mondiale, illustrato dall’autore stesso, Le Petit Prince di Antoine de Saint Exupéry. In particolare il riferimento si aggancia al momento in cui il piccolo protagonista proveniente dall’asteroide B612, chiede all’aviatore, lo stesso Saint-Exupéry, il favore di disegnargli una pecora per farle divorare gli arbusti di baobab prima che crescessero e soffocassero il suo piccolo pianeta. Dran è agli estremi: più duro rispetto a uno street artist come Banksy, ma contemporaneamente contraddistinto da un profilo straordinariamente poetico complementare alla sua inclinazione per ironia e cinismo.

Ratisation
Ratisation

Gli animali acquisiscono una loro autonomia: in uno dei suoi lavori, Dran rappresenta uno spaccato di vita quotidiana che porta in scena un gruppo di topi che attendono il loro turno all’esterno di un edficio, probabilmente per pagare le tasse: tornano alla mente quei rats che già Banksy aveva scelto addiritura come proprio segno di riconoscimento in quanto simbolo dell’ambiente urbano temuto per il proprio potenziale di invasione, e che ancora prima lo street artista Blek le Rat, pioniere della tecnica dello stencil a Parigi, utilizzava nella forma di silhouettes per invadere, ad esempio, il Centre Pompidou nel 1982, come se questa operazione artistica fosse letta come una sorta di epidemia.

Tra le situazioni denunciate da Dran troviamo anche il volantinaggio contro la deforestazione che già in sé è uno spreco di carta o l’inquinamento in cui si imbatte un astronauta che esplora la Luna. Dran ci esorta a mantenere viva la nostra attenzione, a non farci cadere nello stereotipo della famiglia perfetta, che la sua penna ritrae all’ombra della Tour Eiffel, scippata mentre sorride davanti all’obbiettivo fotografico.

 

Valentina Tovaglia

D’ARS year 52/nr 210/summer 2012

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