Palazzo Panichi, edificio quattrocentesco che il Comune di Pietrasanta adibisce a spazio espositivo e culturale, ospita fino al 10 settembre la mostra Das Ding – dal di dentro. La personale, curata da Cristina Trivellin, mette in luce le recenti produzioni dell’artista milanese Emma Vitti, impegnata in un percorso poetico che ormai da anni elegge il medium fotografico a linguaggio espressivo esclusivo.
Tema ricorrente nelle fotografie di Vitti è l’involucro, elemento sviscerato nei suoi tanti significati culturali, sociali e psicologici, ed eletto a vero e proprio archetipo capace di comunicare tutta la sua carica concettuale e immaginifica: pelle protettiva, velo che cela, confine tra interno ed esterno, membrana che soffoca, muro che separa…
In Das Ding l’autrice milanese approfondisce ulteriormente la propria ricerca sull’ambiguo rapporto tra contenitore e contenuto, entrando nei laboratori e nelle fonderie di Pietrasanta per fotografare le gomme utilizzate dagli artisti per la fusione delle sculture: muovendo, distorcendo queste membrane di lattice, avviene che la metafora dell’involucro si sciolga e diventi inequivocabilmente pelle, la pelle di un corpo. Il corpo, assente, è continuamente allucinato nell’instabilità della nostra percezione del rapporto figura-sfondo. Ognuna delle sette sale del Palazzo ospita una serie di opere che ruotano attorno lo stesso tema con diversi registri cromatici ed emozionali.
Accompagna la mostra un importante catalogo (Edizioni Undicesima) che raccoglie oltre ai contributi critici di Roberto Mutti e Alessandro Romanini, l’intervento di Laura Pigozzi (studiosa del rapporto tra psicoanalisi e modernità con particolare riferimento al mondo femminile) che ci fornisce un ulteriore chiave di lettura per i lavori di Vitti: “[…] I lattici antropomorfi di Vitti mostrano che il corpo cavo non è vacuo: è cavo perché qualcosa vi possa risuonare; è cavo al modo in cui è cavo un vaso – prima eco dell’arte umana – definito precisamente dallo spazio che lo rende contenitore. Il ragionamento inconscio di Vitti sull’involucro è sottile e coraggioso: le permette di installare la Cosa, Das Ding, al centro dell’immagine, quel centro velato che la allude per non farci precipitare mortalmente in essa. L’involucro di Emma è una metafora dell’anamorfosi, l’unica prospettiva da cui poter guardare e far vedere il sublime e l’orrore: La Cosa si può, allora, cogliere da un punto di vista possibile. […]”.
Emma Vitti nasce a Torino e si diploma in Pittura presso l’Accademia Albertina di Belle Arti. Dagli anni Novanta, con il passaggio dal disegno al medium fotografico, ha inizio il suo percorso artistico, contraddistinto da un impegno culturale che attraversa il linguaggio visivo dentro le più inaudite declinazioni simboliche. Le sue opere sono interfacce che mettono di fronte l’autore e il fruitore in una condivisione orizzontale che significa testimonianza concreta dell’esserci. Un rapporto estremamente lucido e nello stesso tempo visionario con la materia, il corpo, i vissuti emotivi. La sua coscienza artistica è ben radicata nel sentire contemporaneo, calata in una consapevolezza relazionale che la porta a includere l’osservatore, seducendolo o perturbandolo attraverso la forza delle immagini nel proprio atto creativo.
In concomitanza alla mostra a Palazzo Panichi è possibile vedere una selezione di opere fotografiche dell’autrice presso Paola Raffo Arte Contemporanea, una delle più storiche Gallerie di Pietrasanta.
Das Ding. Dal di dentro
Emma Vitti
Mostra a cura di Cristina Trivellin
22 agosto – 10 settembre 2015
Palazzo Panichi | Via del Marzocco, 1 – angolo Piazza Duomo | Pietrasanta (Lucca)
Orari: da martedì a domenica 18.00-24.00 | Ingresso libero