La rivista nel 2022 è stata trasformata in archivio di contenuti.

D’ARS duecentodieci

Il primo articolo su D’Ars che appare a mia firma risale al 2001: era il numero 166, era la Biennale di Venezia, era Pierre Restany il direttore di questa testata. Le torri non erano ancora crollate, ma già Restany aveva definito quella biennale, diretta da Harald Szeemann -Platea dell’umanità-,  la biennale del dubbio.

Foto di Emma Vitti
Foto di Emma Vitti

Un dubbio che sempre più si conferma condizione esistenziale, paradossale certezza e forse continuità storica rispetto al de omnibus dubitandum est che Hannah Arendt ne La vita activa  analizza e colloca all’esordio dell’età moderna nella sua “rilettura” del dubbio cartesiano. Un dubbio globale che oggi pare necessario per rivedere tutto ciò che in passato è sembrato “vero”, buono” “necessario”, e che si è rivelato fallimentare, distruttivo, inutile.

Le verità delle politiche, delle economie, dei capitalismi e degli integralismi in genere, stanno vacillando, così come le fedi e le credenze di massa. Forse si sono ascoltati poco i pensatori, gli artisti, i visionari e i folli dando credito alla follia vera, la follia del potere e della perversa sottrazione della terra alla terra.

La storia delle arti e delle culture contemporanee racchiude nel suo svolgersi denunce e avvertimenti, analisi del presente e previsioni del futuro.  D’Ars ha sempre cercato di non esserne la distaccata vetrina, ma di stare dentro il processo, dentro la contemporaneità con uno sguardo al futuro, privo di pregiudizi e visioni manichee. Andando sempre oltre le categorie di pensiero, superando i paletti ideologici tipici dei cosiddetti “intellettuali regressivi”, dando uno sguardo a 360 gradi nel mondo della cultura contemporanea, spaziando tra i vari linguaggi in un ideale filo rosso che lega la speculazione filosofica alla letteratura, le arti del teatro e quelle del cinema, la fotografia, l’architettura, la poesia e la scrittura, tutto in un unicum che fa la riflessione sull’oggi.

Ringraziando le colleghe, i colleghi e il comitato editoriale per la mia nomina a direttore, vorrei rendere innanzitutto omaggio a Pierre Restany perché la mia “guida”, che vorrei tenere lontana da meccanismi autoreferenziali, confermi la linea e gli intenti di chi mi ha preceduto e spero, di chi mi seguirà.

I suoi editoriali sarebbero da ripubblicare e non è detto che non lo si faccia prossimamente. Intanto ho pensato di inglobare una citazione di quello che scrisse Restany stesso nel numero 107: era il 1985 e aveva appena preso le redini di D’Ars. Mi sembra un necessario ready made che possa confermare questo passaggio e nello stesso tempo ricordi quanto si possa essere eternamente attuali se si “vive nel mondo” e non in dimensioni parallele dove ciò che accade si trasforma facilmente in vuote retoriche a breve scadenza.

(..) Il nostro avvenire? Non lo vogliamo facile e non lo è di certo (…) il nostro scopo è di diffondere un’informazione libera, direttamente imperniata sui problemi esistenziali della creatività di oggi. La nostra visione è fenomenologica e poco mercantile: traduce la cristallizzazione spontanea d’uno stato d’animo, il deliberato orientamento delle ricerche individuali verso un’avventura esistenziale di riflessione collettiva…

Cerchiamo l’altra faccia dell’arte, oltre le apparenze superficiali, e quest’altra faccia dell’arte (…) è lo spirito creatore o, piuttosto, il suo doppio, il volto del dubbio, il sorriso più o meno forzato della devianza, il permanere dello stato critico. Allergici alle ricette della moda e ai compromessi del business dell’arte siamo convinti che queste situazioni dominanti, queste tendenze prefabbricate resistano poco nel tempo. Ed è sul tempo, quindi, che giocheremo, sperando che le nostre anticipazioni mistificanti si rivelino strumenti di conoscenza reale e non fughe in avanti. Perché il pericolo del disimpegno esiste anche nella denuncia sistematica delle contraddizioni del presente…….

Da questi nuclei si generano i nostri rizomi, il work in progress per essere sempre sinergici e simultanei.

Un numero denso di novità: nella ormai rinnovata veste grafica a cura di Alessandro Azzoni, i contenuti trovano perfetto equilibrio. Il sottotitolo “periodico di arte e comunicazione visiva” lascia spazio al nuovo “periodico di arti e culture contemporanee”.

La sezione “nuovi orizzonti”, capitanata dal 2008 al 2011 da Pier Luigi Capucci, volge al termine: un termine che è soltanto un nuovo inizio, poiché dopo questi anni riteniamo di avere a sufficienza veicolato la consapevolezza che le cosiddette “new media art”, ovvero le sinergie tra arte, scienza, e tecnologie siano sufficientemente state divulgate (e ce ne prendiamo un piccolo merito) per potere essere oggi dignitosamente annoverate sotto l’etichetta di “arte contemporanea”. Un grazie di cuore a Pier Luigi Capucci che dopo avere condotto questa straordinaria “alfabetizzazione” continuerà a collaborare e a segnalarci le avanguardie più significative che operano nel  campo dell’arte legata ai nuovi media.

Anche questo numero spazia in varie latitudini e longitudini culturali. Grandi mostre, omaggi a protagonisti della storia dell’arte contemporanea, eventi di rilievo dentro e fuori dai sistemi museali, società, cinema, teatro, musica, illustrazione e molto ancora… Esordisce un nuovo spazio dedicato alla letteratura che dà voce  a giovani scrittori contemporanei e inauguriamo una particolarissima sezione a firma Viola Lilith Russi dal titolo “arche-tips”, che ci immerge dentro una “foresta di simboli”, pianeti e archetipi attraverso i quali esplorare e interpretare il mondo. Una vera chicca e, sia chiaro, nulla a che vedere con l’oroscopo. Le illustrazioni sono opera di LoBo. Last but not least stiamo lavorando alla costruzione del nuovo www.darsmagazine.it. Il sito, allineandosi sulla linea del cartaceo cercherà di superarne i limiti spazio-temporali attraverso un’informazione sempre più veloce, nuova, gratuita, trasversale.

Cristina Trivellin

D’ARS year 52/nr 210/summer 2012

 

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