Dopo esserci occupati di Keith Haring, le copertine di un altro super nome della street art: Shepard Fairey
Oggi parliamo di Shepard Fairey, grafico statunitense e firma tra le più note della street art mondiale, creatore del marchio OBEY – quello con la facciona del lottatore André the Giant – e del manifesto con il volto bianco, rosso e blu di Barack Obama, simbolo delle presidenziali del 2008. Ma anche richiestissimo illustratore di poster e copertine per i musicisti più diversi, dai rapper Black Eyed Peas, ai metallari Anthrax.
Le due più importanti sono certamente le cover commissionate dai Led Zeppelin per Mothership, raccolta di successi del 2007, e per il live Celebration Day del 2012, che svelano subito due delle principali influenze delle grafiche di Fairey: le locandine cinematografiche degli anni Trenta e i manifesti propagandistici della Russia rivoluzionaria (i raggi sullo sfondo; il frequentissimo uso di bianco, rosso e nero come unici colori; il font stile art deco). Ancora più sfacciata, in tal senso, è la copertina dell’album d’esordio dei Prophets of Rage, supergruppo rap-rock formato da ex membri di Rage Against the Machine, Public Enemy e Cypress Hill (noti per i loro testi politici), con il classico pugno chiuso sopra una stella rossa. Più chiaro di così…
Decisamente diversa è la mano decorata ad arabeschi che campeggia, senza alcuna scritta – caso più unico, che raro – su Stone Temple Pilots (2010), sesto album in studio dell’omonima rock band californiana. Quasi un logo, come quelli che ornano le magliette e le felpe da skater che Fairey produce sotto il brand OBEY. Dello stesso filone fa parte anche il muso di leone sulla cover dell’unico album dei SuperHeavy, progetto tra rock, reggae e soul della cantautrice inglese Joss Stone con Mick Jagger dei Rolling Stones e Dave Stewart degli Eurythmics.
Altre due copertine assai diverse: quella di Must B 21 (2003) del rapper will.i.am e quella di Li(f)e (2010) di Sage Francis. La prima con il volto stilizzato del cantante a tutta pagina, sulla scia del manifesto di Obama; la seconda, tra un ex voto e l’etichetta di una bottiglia di whisky, con la faccia di Francis incorniciata in un ovale circondato da pizzi e ricami.
Ma l’apporto più originale del nostro alla cover art, è costituito da una serie di copertine “possibili”: decine di cover di album mai usciti, basate sul formato del vinile da 12 pollici e realizzate usando la tecnica della serigrafia e del collage, che Fairey ha esposto in diverse mostre (Sound & Vision, 2012; 50 Shades of Black, 2015) e vende raccolte in edizioni numerate. In esse, tutti gli stili e i soggetti visti nelle cover di cui abbiamo parlato, convivono pacificamente creando composizioni affollate, nelle quali l’estetica contemporanea della Street art è declinata in un elegante stile vintage.
Se vi interessa approfondire ulteriormente la storia di ognuna di queste cover, sul sito obeygiant.com trovate aneddoti e curiosità.
Stefano Ferrari
Per le immagini: Shepard Fairey / obeygiant.com