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Cesare Accetta. La luce disegna lo spazio

Cesare Accetta, direttore della fotografia e light designer, ha trovato nel nero l’elemento essenziale per dar forma alla soglia, l’attimo in cui un corpo tende a muoversi o a fermarsi. Oggi come fotografo svela l’intimità nei volti e come light designer è presente in produzioni teatrali in giro per l’Italia.

Cesare Accetta
Cesare Accetta

Se c’è un elemento che caratterizza la fotografia di Cesare Accetta è il nero: “Sono attratto dalle sue possibilità” – chiosa l’autore. “L’oscurità è immaginazione di ciò che non è visibile”.
Fotografo prima e light designer poi, Cesare Accetta si forma in quello che è stato il teatro dell’innovazione a Napoli e che ha trasformato la relazione dell’attore, del corpo con lo spazio scenico riducendo al minimo l’uso della parola. Il teatro degli anni ’70 che diventa forma espressiva di ciò che accadeva nel sociale e al contempo contiene gli aneliti di emozioni e sogni di cambiamento culturale su scala nazionale in cui la libertà creativa caratterizzava i laboratori.

Cesare Accetta a quel tempo è reduce dagli incontri con l’artista Dino Izzo e con il fotografo Fabio Donato, quando approda al Teatro Instabile come fotografo di scena. È il viatico per lavorare poi con altre compagnie e ritrovarsi ad aprire il primo studio a Palazzo Marigliano, nel cuore di Napoli, con Antonio Neiwiller. Figura emblematica del teatro di ricerca, Neiwiller, “personalità fuori dagli schemi, sincera nel porsi in relazione a un lavoro e convinto che fare ciò che si crede, creare un lavoro, – racconta Accetta – è un’esigenza intima associata al rigore”, è un riferimento per Cesare Accetta che condivide tutto con Neiwiller, riflessioni e scambi intellettuali, nei dieci anni dello Studio Memini di Palazzo Marigliano.
In questo spazio vengono ospitate mostre, tra cui quella di Ernesto Tatafiore, e vede la luce la prima rassegna di Falso Movimento, la compagnia teatrale di Mario Martone.

Cesare Accetta, Senza Titolo, Courtesy the artist
Cesare Accetta, Senza Titolo, Courtesy the artist

Nel 1976 al Teatro San Ferdinando Cesare Accetta ha l’opportunità di documentare la riunione di tutti i gruppi di ricerca e sperimentazione teatrale a Napoli. L’evento lascia spazio anche alla sua prima personale.
La successiva esposizione prende vita nel 1985 a Villa Pignatelli. Il teatro si conferma luogo creativo. “Ridisegnare lo spazio attraverso la luce è uno dei più forti espedienti per la mia ricerca” – afferma Accetta. “Le possibilità che offre il nero nello svelamento dei corpi e dei volti catturati dalla macchina fotografica restano tutt’oggi intriganti”. Lo spazio scenico diventa la camera oscura, la scatola nera, dove la luce è ricerca e dove fermare con lo scatto corpi in procinto di muoversi o nel momento in cui si fermano. “La sospensione del tempo tra l’attimo in cui l’immagine viene vista, parte lo scatto e il momento in cui effettivamente l’obiettivo si richiude” – racconta Accetta. “In questi elementi si caratterizza la mia ricerca sul linguaggio”.

Nel 1992 con Dietro gli occhi Cesare Accetta sperimenta ulteriormente i limiti del linguaggio fotografico portando in teatro una performance elaborata insieme agli attori Andrea Renzi e Alessandra Elia, dove la camera oscura diventa il palcoscenico e lo spettatore ha la possibilità di osservare in grande formato, quelli che sono i procedimenti di stampa. L’intero spettacolo sottendeva la riflessione “Può un procedimento meccanico restituire un sentimento?”, cui Cesare Accetta risponde con un laconico “No!”.

Cesare Accetta, Senza Titolo, Courtesy the artist
Cesare Accetta, Senza Titolo, Courtesy the artist

Da qui a seguire le personali 03-010 nel 2010 al Museo di Capodimonte di Napoli, Dietro gli occhi nel 2012 al PAN Palazzo delle Arti di Napoli e In Luce nel 2016 al Madre, Museo d’Arte Contemporanea Donnaregina. In quest’ultima Accetta miscela i linguaggi del cinema e della fotografia attraverso un video che raccoglie 55 personaggi noti. Al contempo dichiara il suo interesse per i volti rivelati dalla luce in un contesto completamente buio, con uno svelamento capace di tirarne fuori l’animo. Progetto oggi parte di Per formare una collezione: per un archivio dell’arte in Campania del Madre, che è solo un primo passo di un nuovo percorso dedicato all’umano dove il volto, e non più il corpo, diventa il luogo dell’esperienza e rivela insieme intimità e il trascorrere del tempo.

Degli anni ’90 il passaggio al cinema e al teatro dove lavora tutt’oggi come light designer. Accetta è stato direttore della fotografia per Odore del sangue di Mario Martone, di cui è stato fotografo di scena per Morte di un matematico napoletano e di L’amore molesto, ed altri fino a La parrucchiera di Stefano Incerti in uscita a marzo. È stato light designer per Tristano e Isotta al Teatro San Carlo, Song’e Napule di Mimmo Borrelli e Roberto Saviano al Piccolo Teatro, e ancora per spettacoli di Enzo Moscato, Tony Servillo, Laura Angiulli. A marzo 2017 una serie di uscite sui palcoscenici italiani dove ha operato come light designer, tra cui Il sindaco del rione Sanità di Mario Martone al Teatro Nest a San Giovanni a Teduccio per una produzione del Teatro Gobetti di Torino, al Teatro Stabile di Napoli, il Mercadante, con Madame Pink di Alfredo Arias e al Piccolo Teatro a Milano con Renée e Louise di Honoré de Balzac per la regia di Sonia Bergamasco.

Patrizia Varone

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