Lo scorso 31 gennaio il Centre Pompidou di Parigi, il più grande museo europeo di arte moderna e contemporanea, ha compiuto il suo 40° anniversario. I festeggiamenti andranno avanti per tutto il 2017 con mostre ed eventi sparsi per tutta la Francia
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Centre Pompidou, qualche cifra: dalla sua apertura oltre 102 milioni di visitatori e 325 mostre temporanee, 120mila opere nella collezione permanente (tra opere presentate in rotazione nei 15mila metri quadrati del quarto e quinto piano della struttura e depositi), un budget annuale (2016) di 135.5 milioni di euro di cui il 58% è a carico dello Stato. Quest’ultimo dato induce a un’inevitabile riflessione sulla situazione della cultura nel nostro Paese dove le sovvenzioni pubbliche ai principali musei nazionali – così come al complesso del patrimonio artistico, architettonico e archeologico – sono ridicole e spiegano in larga parte le condizioni pietose in cui versa l’immenso patrimonio disseminato su tutto il territorio dello stivale.
Tornando a quello che è affettuosamente chiamato Beaubourg dal nome del plateau (lett: altopiano, così definito in quanto sopraelevato rispetto ai terreni paludosi che un tempo occupavano il quartiere) su cui sorge (il nome medievale era Beau-bourg, che si potrebbe tradurre come “bel borgo”), si tratta di una realizzazione architettonica frutto del lavoro congiunto degli studi di Richard Rogers e Renzo Piano.
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Se per l’estrema peculiarità del suo aspetto ha spesso suscitato reazioni contrastanti, il Centre Pompidou è un capolavoro dal punto di vista funzionale. La struttura, dalle forme atipiche e dai colori sgargianti cui corrispondono diverse tipologie di impianti – giallo per l’elettricità, rosso per le circolazioni verticali, verde per l’acqua e blu per l’aerazione – consta di sette piani fuoriterra e tre interrati.
Incastonato in una struttura portante di pilastri e travi in acciaio, ogni piano offre una superficie di 50×170 metri a pianta libera in cui solo il perimetro è definito dalle vetrate. L’assenza di muri interni permette di ridefinire lo spazio a seconda della tipologia di allestimento attraverso l’utilizzo di pareti divisorie mobili; il che costituisce l’ideale museale di qualunque conservatore o curatore in quanto garantisce un’assoluta libertà nella strutturazione del percorso, così come nella collocazione e messa in valore delle opere.
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Ma Beaubourg non è solamente un museo. Al di là del bookshop e della caffetteria che ormai si ritrovano in quasi ogni museo del mondo, il Centre Pompidou comprende uno spazio per bambini che spesso ospita esposizioni concepite in loro funzione, sale destinate a performance e convegni, un cinema a programmazione prettamente artistica/d’essai, l’IRCAM (Istituto di Ricerca e Coordinazione Acustica/Musica) e la Bibliothèque Publique d’Information (BPI), una gigantesca biblioteca che può accogliere fino a 2200 visitatori (oltre 110 milioni dall’apertura).
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Se si aggiunge il ricco calendario di eventi che costellano l’attività annuale ospitata al suo interno, il Centre Pompidou si afferma a pieno titolo come uno dei più importanti centri di produzione culturale del pianeta. E per celebrare il suo 40° “compleanno” nel 2017, quaranta città francesi ospiteranno mostre, spettacoli, concerti e conferenze in collaborazione con il Centre Pompidou stesso. Non resta che augurargli 1000 e più di questi giorni!
Danilo JON SCOTTA