Presentato ieri presso la Terrazza Duomo il Catalogo ragionato di Agostino Bonalumi, alla quale sono intervenuti i curatori Fabrizio Bonalumi, figlio dell’artista, e Marco Meneguzzo, storico dell’arte.
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I due volumi che lo compongono rappresentano uno strumento indispensabile per la conoscenza del lavoro dell’artista, sia dal punto di vista culturale, sia da quello più specifico del mercato artistico contemporaneo: il primo volume, infatti, offre la visione monografica dell’artista e analizza il contesto culturale nel quale si è mosso in oltre mezzo secolo di attività, mentre il secondo costituisce il vero e proprio catalogo di circa duemila opere, dagli esordi alla scomparsa, avvenuta nel 2013.
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Agostino Bonalumi, nato a Vimercate nel 1935, sceglie – dopo studi tecnici – la via dell’arte ed espone per la prima volta nel 1956. Nel 1958, con Castellani e Manzoni, costituisce il primo nucleo di quello che sarà di lì a poco il gruppo Azimuth. Del 1959 è l’invenzione delle opere estroflesse, che svilupperà costantemente – con grandi risultati espositivi, anche internazionali – secondo una varietà stilistica che identifica almeno tre grandi periodi:
- dagli esordi al 1971, con le estroflessioni di varie fogge;
- dal 1971 al 1988-1939, quando le estroflessioni sulla tela assumono la forma di strisce parallele lineari;
- dal 1989 al 2013, quando l’artista vive una sorta di seconda età sperimentale, prima con estroflessioni dagli andamenti più liberi, poi ricondotte a geometria.
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Non vanno dimenticate infine le opere su scala ambientale, per cui Bonalumi ha una speciale predilezione, sin da quando, nel 1967, realizza “Blu Abitabile” per la mostra Lo Spazio dell’Immagine a Foligno, seguito nel 1968 da “Grande Nero”, per una mostra personale al Museum am Ostwall di Dortmund.
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Il catalogo, edito da Skira, è in edizione bilingue (italiano-inglese).