BNL Media Art Festival: la seconda edizione del Media Art Festival – nato come iniziativa della Fondazione Mondo Digitale e quest’anno sponsorizzata da BNL – si espande a Roma attraverso una rete di contatti con scuole e istituzioni nell’ottica delle possibilità di ricerca e lavoro in tempo di “innovation” e di “nuova occupazione giovanile”.
Nel passato il digitale e soprattutto i suoi prodotti creativi venivano collocati in Italia nel reparto “design e arti applicate”, dove crescevano lentamente e di pari passo con la diffusione di prodotti digitali di altri settori industriali. Il salto di qualità imposto dal caso Arduino ha contribuito all’idea di un digitale non solo funzionale ma vastamente creativo.
Meglio tardi che mai. Questo (grazie anche ad una crescita della didattica di settore) fa sì che folle di studenti si presentino alle manifestazioni dei festival dedicati con visite scolastiche e partecipazione a workshop e laboratori. Assistiamo a un rovesciarsi della sperimentazione nella didattica, incontro necessario per la diffusione, sempre ritardata in Italia, della cultura digitale.
Al BNL Media Art Festival, che ha avuto luogo dal dal 13 al 17 aprile in più sedi, le opere prodotte in varie scuole e istituti sono in mostra accanto a più mature sperimentazioni artistiche. Maria Rosa Jijon premiata gli artisti della call internazionale del festival per It’s just a game, un video per riflettere sull’impiego delle tecnologie avanzate che mostra migranti durante traversate notturne di confini e territori. Le manipolazioni del video simulano le riprese dei sistemi di sorveglianza impiegati in tutto il mondo per il controllo dei confini. Qui l’immagine sembra colta a raggi infrarossi e il video finisce per ricreare un’atmosfera da videogame, complice anche la colonna sonora mutuata dal celebre Super Mario.
Michele Cossyro in Collisione 2015 ricrea l’immagine dell’interno della terra e di una immaginaria cometa, mentre Adriana Amodei inserisce il riflesso di una forma di metallo in un corso d’acqua. Il cileno Felipe Aguila crea uno strumento con pentole e mestoli in memoria delle storiche proteste politiche cilene. Lino Strangis ci riporta alle istanze degli spazi virtuali con occhiali per visione 3D, in Virtual Immersive environment, lavoro nato da un laboratorio aperto nel corso del festival.
Filippo Panseca in Equilibrio adotta un sistema di segnalazione/misurazione dell’inquinamento che produce luci e suoni e può svolgere anche, in ambienti chiusi, una funzione di purificazione. In forma diversa verrà prossimamente collocato su un grattacielo di Dubai.
Pamela Diamante ripropone il rapporto fra suono e riflessi sonori sull’acqua in forma di un “oggetto sonoro” che si attiva attraverso le vibrazioni.
Altre iniziative affiliate al Festival: la Media Art Biennale di Wrozclaw, la rassegna Ewya, EuropeanWomen’s Video Art (coordinata da Laura Leuzzi) i vari laboratori nella Palestra dell’Innovazione (coordinati da Enzo Catricalà, anche direttoreartistico del festival), presentazioni di lavori al Goethe, di una ricerca sul video in Italia alla British Academy e di una mostra di Antoni Muntadas all’Accademia di Spagna; conferenze al Quasar e alla Rufa.
Ora Roma ha due festival dedicati alla cultura digitale (BNL Media Art Festival e Digitalife) e questo non avveniva dagli anni novanta e primi anni duemila, anni in cui al Palazzo delle Esposizioni si susseguivano numerose iniziative sulla videoarte e sui nuovi media, purtroppo interrotte da un radicale mutamento delle politiche della struttura stessa.
Lorenzo Taiuti