Proseguiamo con il secondo intervento che racconta Fundamentals, la 14. Mostra internazionale di Architettura diretta da Rem Koolhaas. È fra i concetti più efficaci di questa Biennale definire la storia dell’architettura contemporanea nel suo diffondersi dall’Occidente al resto del mondo. La sezione espositiva Absorbing Modernity esprime questa realtà nei suoi aspetti positivi e anche negativi, poiché le culture vogliono l’incontro, ma è un incontro difficile. Come si vede nella (sacrosanta) campagna di aiuto dei paesi scandinavi ai paesi dell’Africa Centrale negli anni ‘50-’60, dove però molti progetti falliscono a causa delle profonde distanze culturali.
Ma è la Russia che interpreta in maniera più felice la sfida di Koolhaas, raggruppando una serie d’idee assurde che circolano nella “Nuova Russia” come per esempio ricostruire in cemento le case di legno distrutte dalle pianificazioni staliniste, o creare una linea di mostre sull’esempio di El Lissitzkj, o disegnare nuove dacie moderniste. Questi e altri ancora più improbabili progetti vengono presentati in spazi-uffici da corporation e presentati e spiegati da addetti ai lavori. Sia gli uni che gli altri sono falsi e il falso in architettura (sembra dire il progetto) fa parte delle tempeste che scuotono le problematiche del rinnovamento in Russia. Come sempre il padiglione-manifesto della mostra è il padiglione centrale dei Giardini curato dallo stesso Koolhaas, dove la “punk mission” dell’architetto sembra un “search & destroy” da videogame. Il padiglione è irriconoscibile: mura abbattute, spazi stravolti, tubi allo scoperto. L’analisi provocatoria di Fundamentals si appunta sugli aspetti quotidiani e “triviali” del vivere dove il rapporto fra corpo, funzione fisiologica e lo spazio che richiede, viene analizzato minuziosamente, con grafici e misurazioni anche della posizione del corpo sugli apparecchi igienici.
Scandalo? Forse, (e anche compiacimento da “bad boy”). Ma il tema principale, lo studio ex novo dell’armonia fra corpo e ambiente, viene portato avanti anche con il coreografo Virgilio Sieni (l’esponente più importante del nostro teatro-danza) attraverso una serie di prove ed esperimenti collocati lungo tutto l’arsenale, dove persone di ogni tipo ed età provano instancabilmente il movimento del corpo e il suo aderire allo spazio architettonico. Con quest’applicazione attivista della problematica del corpo si definisce l’obbiettivo principale della mostra, la sua volontà di superare i confini fra linguaggi, i confini delle discipline che si dividono la gestione del corpo, e, finalmente, la ridefinizione degli spazi abitativi attraverso la “liberazione” dei corpi.
Utopia 60’s? Ma su cos’altro si può focalizzare oggi l’architettura se non sul bisogno di ridisegnare lo spazio dell’esistenza al di fuori della produzione, della vita fisica in spazi adatti alla crescita, della vita di relazione umanizzata attraverso un progetto? Il “Punk-rocker” mostra così i suoi aspetti di debolezza: la debolezza di pensare che attraverso l’architettura si possa cambiare la vita. Il che lo rende automaticamene datato. Com’è 60’s e 70’s, dice (disgustato) un critico di recente arrampicatosi negli spazi dove il denaro si muove.
Lorenzo Taiuti
14. Mostra Internazionale di Architettura
7 giugno – 23 novembre 2014
Venezia