La fisionomia di Barcellona come città d’arte contemporanea & di umori aggiornatissimi si disegna su alcuni spazi espositivi importanti, una serie di spazi alternativi e diverse iniziative indipendenti che comprendono e spesso si focalizzano sui linguaggi digitali. L’atmosfera di cultura che cambia in una città che cambia ha il sapore forte del sentire antagonista e separatista della regione catalana. Come dialogano arte e media nella città forse più vivace della situazione spagnola?
Il MACBA: “Rodney Graham”
Il bianchissimo edificio del Museo di Arte Contemporanea disegnato da Meyer (bello, ma un po’ come una muraglia o un forte per domare i quartieri popolari e caotici che lo circondano ) ospita una mostra difficile e affascinante del canadese Rodney Graham. Nato nell’area concettuale, lavora con azioni, forme, installazioni, video e foto sulle strutture della comunicazione, della memoria, della percezione. Riflessioni, ricostruzioni puntigliose di forme espressive di tipo letterario, trasformate in immagini, ricostruzioni, riduzioni, perfino modelli come la riproduzione del “Villino dei Landor” tratto dal racconto di Edgar Allan Poe. Queste forme/pensiero possono venire da Sigmund Freud, Edgar Allan Poe, Melville, dalle forme del pensiero letterario come dalle forme del pensiero visivo. Ma queste forme/progetto sono, al di là dei materiali usati, dispositivi percettivi basati sull’universo mediatico, sulle necessità di rappresentazione tipiche dei media come “replay” del vissuto culturale.
CENTRO CCCB: “ATOPIA”.
CCCB, il secondo polo museale contemporaneo di Barcellona interroga la realtà della città nuova in cui gli enormi cambiamenti e le numerosissime ristrutturazioni degli ultimi anni, (con archi-star da Bofill a Jean Nouvel) hanno profondamente modificato la geografia urbana.
La mostra “Atopia, arte e città nel XXI secolo” mette a fuoco le problematiche della città nuova e dei suoi spazi, evidenziandone il disagio e lo spaesamento in atto a livello mondiale. Le nuove città propongono tipologie architettoniche dedite al rinnovamento dell’immagine urbana più che alla sua armonizzazione e al vivere sostenibile. E’ un “pensare astratto” che lascia gli individui disarmati davanti a spazi non pensati per vivere i grossi problemi della metropoli contemporanea. Gli artisti/autori reagiscono misurandosi e fantasticando sulle nuove realtà, evidenziando il problemi del “come viverci” .
L’artista Carey Young, elegantemente vestita, si sdraia, aderisce e prova ad integrarsi in spazi non pensati per il corpo (riproponendo famose azioni concettuali di Richard Long o Valie Export).
E il contrasto fra l’elegante design del corpo che è la moda e l’impersonalità dell’architettura, denuncia il distacco avvenuto fra città e i bisogni individuali, e forse fra la città e la sua struttura “calda”, fatta di storia, confusione, sporcizia, estetica e “corpo biologico urbano”.
E il cinese Lanwei (forse il più incisivo) in “Big business Guangzhou” presenta scheletri non finiti di veri grattacieli in cui colloca persone che vivono i nudi spazi di cemento disponendovi metafisicamente gli oggetti della casa quotidiana. Queste mostre riconfermano la vicinanza psicologica e percettiva fra arte concettuale e esperienza digitale. Legame confermato da uno degli artisti storici catalani, Antoni Muntadas, che fin dagli anni sessanta/settanta indaga fra Stati uniti e Europa le possibilità della comunicazione e la realtà concettuale dei Media.
MARCEL.LI ANTUNEZ ROCA E IL CORPO / DIGITALE / NARRANTE.
Forte è ancora oggi l’influenza del gruppo “Fura del Baus” di cui Marceli Antunez è stato leader nel periodo più eccitante della loro storia. Da diversi anni Antunez sperimenta in proprio un teatro tecnologico, o piuttosto una simbiosi fra teatro e tecnologia, in una accezione completamente personale e originale, un teatro/digitale condiviso con il pubblico nelle installazioni che ne trae. Le azioni teatrali che organizza in forme di esasperato post-surrealismo vengono implementate nelle installazioni da una serie di risposte interattive che creano un doppio digitale alle azioni reali attraverso effetti e collage visivi collocati in dispositivi interattivi. Una di queste installazioni viene ora esposta all’Auditorium Città della Musica di Roma con bel successo di pubblico. Questo teatro dell’interattività apre al comico e all’assurdo, proponendo una comunicazione aggressiva e trasgressiva.
DIGITAL UNDERGROUND
Vitali i numerosi gruppi “underground” come Telenoika che una ricerca sullo spazio in collaborazione con l’università, mentre conduce una linea di sinergie con creativi digitali come 010101010101.org in una commistione fra alternativa e centralità istituzionale che esprime bene l’atmosfera di Barcellona.
Il CCCB ha aperto uno “Spin-Off” accanto al Centro per ospitare diverse iniziative sperimentali in atto a Barcellona, come il festival Video Ovni oppure la ricerca dell’artista Joan Leandre che lavora da anni sulla trasformazione degli spazi visivi dei videogames, attraverso operazioni di décollage, decostruendo le sequenze in 3D, in una full immersion nella realtà virtuale.
Il Festival “Art Futura”, basato a Barcellona, è da vent’anni il festival digitale più importante in Spagna e mantiene un primato di informazione, esposizione e regolari edizioni annuali.
Un centro di ricerca non lontano da Barcellona, Nau Coclea, sta diventando riferimento crescente per attività variamente collegate con il digitale e lavori in residenza.
Residenze anche a “Hangar”, un vasto spazio industriale alla periferia di Barcellona dove il digitale ha una funzione forte e che serve come punto d’incontro d’iniziative e dibattiti come per esempio Dorkbot.Barcellona, Mentre il Konic Thtr lavora intensamente sullo spettacolo digitale estendendo la ricerca a installazioni multimediali. Il discorso del Live Media e Sonar con loro hanno preso grande spazio e Sonar è passato a una dimensione transcontinentale con repliche in USA e altrove.
Difficile però stabilire quanto i live media portino cambiamenti nella scena digitale oggi, restando comunque un link necessario e trainante dell’area digitale. Le grandi manifestazioni come Sonar diventano sempre più simili a grandi aree concerti, perdendo un po’ del “cutting edge” degli inizi, ma hanno sempre la capacità di gestire un immaginario del suono e dell’immagine digitale di grande impatto su vaste masse di pubblico.
Il sommarsi d’iniziative compone un quadro complesso, dove, malgrado certe carenze sentite da operatori in loco, Barcellona sembra essere uno degli spazi più vitali e significativi sia per l’arte che per il digitale in Europa.
Lorenzo Taiuti
D’ARS year 50/nr 203/autumn 2010