ALLA FABBRICA DEL VAPORE DI MILANO è andata in scena Arte+2009. La Habana Digital mostra-evento che ha riflettuto sul nesso tra Arte e Nuove Tecnologie nell’ambito delle ricerche cubane attraverso una piattaforma che ha presentato le opere video e le installazioni multimediali e interattive degli artisti vincitori del Premio Arte+2009. La Habana Digital. L’esplorazione della scena artistica cubana ha reso nota la sorprendente partecipazione di un gran numero di giovani, e in questa particolare occasione, di artisti forgiati nelle più affermate e riconosciute accademie e istituti d’arte di Cuba, fra questi l’Accademia di Belle Arti San Alejandro, Istituto Superior di Diseño (ISDI), Istituto Superior di Arte, (ISA), che utilizzano i new media e le tecnologie digitali in maniera del tutto innovativa, sia in termini di linguaggio che di produzione, individuando un rapporto ottimale tra mezzi utilizzati e qualità tecnica e artistica del progetto.
Come afferma Chiara Canali, curatrice dell’evento in Italia: “Oggi l’artista dell’era mediale per creare e trasmettere immagini che abbiano il doppio requisito della permanenza e della mutabilità non può prescindere da questo legame tra arte e tecnologia. Tuttavia permangono notevoli difficoltà a livello tecnico, strutturale e processuale perché non si tratta solamente di aggiornare le modalità di produzione del lavoro, ma di ricercare nuovi luoghi e nuove frontiere visive rispondenti ai mutati bisogni dell’immaginario moderno, in corrispondenza di una vera e propria rivoluzione sintattica e semantica del linguaggio. La definizione di media art o di tecno-socialità ha necessariamente modificato l’iter progettuale e creativo dell’artista, ora destinato alla trasmissione e diffusione di lavori non più materiali, bensì costituiti da un insieme di dati binari che possono ricreare l’opera a distanza con una fedeltà assoluta rispetto a quella creata in studio”.
Il Premio, nato in collaborazione con l’Associazione Culturale CUBEART, ha individuato nuove pratiche artistiche nel settore dei new media e delle nuove tecnologie e ha premiato un artista per ognuna delle categoria elencate nel concorso (Yimit Ramírez per “Video e video-animazione”; Jairo Gutiérrez per “Video installazione” e Leiner Diaz per “Net Art”). Il “gran premio” della giuria, che ha distinto un’opera per i suoi valori morfologici ed espressivi rispetto alle sperimentazioni all’interno dei new media, è stato assegnato all’artista Mauricio Abad (La Habana, 1985) “per la pertinenza del mezzo utilizzato in relazione all’aspetto concettuale, espressivo ed emozionale presupposto nell’opera d’arte”.
Nelle intenzioni dei curatori cubani, infatti, le finalità di La Habana Digital risiedono nella volontà di incentivare la creazione a partire dalle sfide che impongono le nuove tecnologie nel campo della comunicazione video-digitale. “Il XXI secolo è giunto a noi sotto il segno della tecnocrazia, la mania high-tech”, sostiene il critico Ruslán Hernández nelle linee guida del concorso. “Lo sviluppo incontrollato della tecnologia può offrire nuove e infinite possibilità, che ricoprono quasi tutte le sfere della vita. La rivoluzione delle scienze della comunicazione e dell’informatica ha fatto emergere nuovi strumenti e nuovi modi di affrontare la realtà. Si potrebbe senza dubbio affermare che l’umanità stia facendo un salto enorme, che mette in gioco tutto il suo divenire storico, le relazioni sociali e le strutture di potere. Sarebbe molto difficile dire se tutto questo sia vantaggioso o meno – tanto più sarebbe arduo predire il futuro – ma è inevitabile il fatto che dobbiamo convivere con esso ed essere partecipi dello sviluppo, perché siamo noi oggi gli unici attori responsabili dell’esplorazione e dello sfruttamento delle capacità tecnologiche che ci trasmette il nostro tempo in un’ottica futura – come alternativa certa -. Dal punto di vista dell’arte, organismo amorfo e indefinibile sempre sul punto di suicidarsi o di essere ucciso, l’evoluzione tecnologica implica riflessione, sfide, risorse, opportunità e nuove espressioni, tutto in uno spettro di orizzonti da esplorare”.
Da sempre esperto di nuove tecnologie, tanto da sostenere di essere nato in un altro Laboratorio di Intelligenza Artificiale di nome Cuba, è l’altro curatore, Frency Fernández. Secondo il suo punto di vista “L’artista cubano nella sua sperimentazione con i nuovi media, ha trovato un territorio perfetto per il suo desiderio di parodiare, assimilare o digerire qualcosa che lo ha sostenuto culturalmente a tal punto da essere in sintonia con il suo contesto. Di qui la necessità di aggiornare il fare con i mezzi senza voler cadere nella trappola che essa implica e senza ricorrere al sensazionalismo gratuito, dal momento che gran parte della nostra arte ha unito profondamente questo inviolabile nesso tra pensiero e mezzo – e non mezzo di per sé stesso – per consentire un confronto, un piacere intellettivo e seducente, un tipo di produzione che rimane nel limite di ciò che è permesso. All’arte che stiamo generando attraverso questi nuovi mezzi si deve applicare la seguente logica: è un settore in parte clandestino (come quello del latte in polvere), con attrezzature acquistate a prezzi gonfiati e costosi, o in alcuni casi importate con una lettera doganale che risulta ancora più limitativa rispetto a quello che si “può” o “non si può” introdurre sull’isola. Allora parliamo di qualcosa di sotterraneo in partenza e tollerato ufficialmente con tutte le sue illegalità implicite. Veniamo a parlare di arte, ma non io non posso perdere di vista questo tipo di gioco con il proibito. Così mi domando: Saremo un gruppo di alienati, di precursori sociali o di trasgressori di una normativa imposta? Forse l’arte creata mediante i nuovi mezzi ha come madre una zona sotto assedio…”.
Martina Coletti