In piena era digitale, quando il cinema nelle sale si appresta ad abbandonare la proiezione in pellicola, nelle pratiche sociali sembra emergere una forma spesso inconsapevole di cinefilia diffusa, dinamica e sincretica nelle forme, in cui si sovrappongono modi diversi di rapportarsi al film.
Il film come gioco
Innanzitutto la cinefilia come orizzonte culturale, condiviso a diversi livelli, corrisponde a un atteggiamento generalizzato, a una forma dello sguardo, a un modo di leggere e comprendere la realtà che coinvolge in modo indistinto anche le persone che non amano particolarmente il cinema e non se ne interessano. Alla base di questa tendenza c’è un’idea di cinema come immaginario, come schema di pensiero, come mitologia e insieme come linguaggio allargato, in cui convergono tutti i tipi d’immagini in movimento, veicolate dalle tecnologie più diverse e rintracciabili negli ambiti più disparati. (…)
In the midst of this digital era, when cinemas are set to abandon projecting movies using the classic film stock, a new form of diffused, dynamic and syncretic unconscious cinephilia, in which different approaches to film overlap, is emerging among social practices.
fılm as a game
First of all, today cinephilia, when viewed as a cultural horizon, corresponds to a generalised attitude, a form of vision, a way to understand and read reality, which includes(without distinctions) even those who are not particularly fond of cinema and do not cultivate an interest in it. Underlying this concept is the notion of cinema as a source of imagery, a school of thought, a myth as well as an extended language where all types of moving images, animated by the most diverse and traceable technologies found in the most disparate places, converge together. (…)
Simonetta Fadda
D’ARS year 53/nr 216/winter 2013 (abstract dell’articolo)
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