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Anthony James – Consciousness And Portraits Of Sacrifice

Giulia Mengozzi

Le sale della Brand New Gallery tornano ad ospitare le opere dell’artista inglese Anthony James, il cui neon Repent era già stato esposto nel corso della collettiva The shortest distance between 2 points is often intolerable.
Anche stavolta, il lavoro di James si trova letteralmente ad illuminare la seconda sala della galleria (la prima è infatti sede della collettiva Into the surface), nella quale domina una suggestiva penombra. I due pezzi della serie Birch sono gli assoluti protagonisti dello spazio, fendendo il buio ed emergendo da esso, imponendo la loro elegante presenza. Si tratta di due cubi dai profili in acciaio, internamente percorsi da luci LED, l’interno dei quali racchiude rami di betulla posti verticalmente: la doppia natura dei vetri che costituiscono i lati di questo oggetto poliedrico, specchiati all’interno e trasparenti all’esterno, moltiplica all’infinito i rami e permette allo spettatore di contemplare la surreale selva creata dalla relazione tra i ceppi di betulla e l’inesauribile teoria dei loro riflessi.

Questo cubo, minimalista ostensorio contemporaneo, è già ritratto del sacrificio (caso ancora più lampante di sacrificio è un altro degli oggetti che Anthony James racchiude nel vetro: protagonista del pezzo KO è la sua Ferrari 355 Spider, che carbonizza nel 2008), estetizzante cristallizzazione della consapevolezza della morte. “Forse il fine più alto dell’arte è di porre in atto simultaneamente tutte queste ripetizioni […] di riprodurre esteticamente le illusioni e mistificazioni che costituiscono l’essenza reale di questa civiltà“, scriveva Deleuze: la stessa idea di “ripetizione” sembra essere una delle chiavi dell’opera, nella misura in cui ognuno degli infiniti rami di betulla riflessi si fa immagine di un elemento, un valore, una frazione della contemporaneità. Così, osservando Birch, osservando dall’alto questa foresta che pare scaturire da un abisso, contempliamo noi stessi

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