Ciao a tutti, sono il protagonista e la vittima sacrificale di questa avventura irragionevole: 54 giorni di auto-reclusione al Teatro dell’orologio più 54 giorni di repliche del mio spettacolo Aldo morto / tragedia su Moro, anni ’70, lotta armata e ciò che resta e la palude in cui mi e ci sento, nel trentacinquennale del Sequestro Moro, nei giorni esatti del sequestro (16 marzo – 8 maggio 1978, con giornata speciale conclusiva il 9 maggio).
Sono queste le parole della Prima lettera dalla prigionia che possiamo leggere fra le note del profilo Facebook di Daniele Timpano – nato nel 1974 ed esponente di punta del teatro indipendente romano – oppure ascoltarle mentre vengono lette nel video dello streaming del 24 marzo 2013, poi caricato sul sito del Progetto Aldo Morto 54. Siamo di fronte a un esperimento che mette insieme il teatro, con la sua natura situata e dal vivo, e le potenzialità espressive, relazionali e comunicative del web secondo una logica che potremmo definire, in prima battuta, di storytelling trans mediale. La storia principale è quella dello spettacolo del 2012 Aldo Morto/Tragedia[1] che ripercorre la vicenda Moro attraverso lo sguardo di chi, troppo piccolo per avere ricordi di prima mano, si affida alla memoria sociale cioè ai media, alle loro rappresentazioni e distorsioni. Un lavoro meritevole di delineare uno spaccato sulla storia d’Italia che ha prodotto e ancora influisce sul nostro presente. Questa storia viene esplosa e diffusa attraverso il live streaming che permette di seguire da casa la prigionia auto-indotta di Timpano che riempie il tempo della reclusione componendo un palinsesto ricco e complesso di eventi programmati con la complicità di docenti, scrittori, attori che insieme definiscono il contesto storico e culturale in cui la vicenda Moro si inscrive. La sezione “incontri e cortocircuiti” prevede seminari e dibattiti a cadenza settimanale, il lunedì il cinema e le immagini degli anni ’70, il giovedì è la volta de “Il piombo nelle parole”, incontro nel teatro fra scrittori che si sono occupati degli anni di piombo e il pubblico; segue “il Memoriale: lettura del racconto in prigione” dove alcuni attori leggono alcuni estratti dal documento che raccoglie le risposte fornite da Aldo Moro alle BR durante la prigionia; “Le domeniche di Moro” che comprende altri approfondimenti critici e appuntamenti incentrati sul modo in cui il teatro ha trattato gli anni ’70, come nel caso, ad esempio di Marco Baliani e il suo Corpo di Stato. Infine gli eventi speciali tra cui il “Moro Day” del 9 maggio, a conclusione dell’intero progetto. Il carattere performativo – centrale nella definizione di tutto il lavoro – alterna la dimensione dello spettacolo che va in scena tutte le sere, e che è il vero movente di tutto da intendersi come un’accorata chiamata a teatro degli spettatori, con la quotidianità della vita in cella di Timpano costantemente in vista come nel più normale dei reality o, in ottica mediologica più complessa, come esempio dell’accoppiamento fra media e vissuto. Prima di tutto quello di Timpano di cui possiamo condividere in diretta streaming l’intimità: mentre si fa la barba, va in bagno, mangia, legge, dorme, si prepara per andare in scena… ma anche i momenti in cui davanti al computer scrive, legge, interagisce con gli altri. Risponde alle mail, è online su Facebook e disponibile alla chat, connesso in pubblico e con i pubblici connessi. Come dimostrano anche gli appuntamenti quotidiani con i social media partner: quello su twitter con @fattiditeatro da seguire e interagire con il doppio hashtag #fdtalk e #aldomorto54 e quello con la webzine “il tamburo di Kattrin” che a sua volta pubblica lo storify e la rassegna stampa che Timpano usa per costruire un percorso critico sugli spettacoli che non può andare a vedere. Sempre nella celletta tre metri per uno ricavata dalle sale del teatro riceve incursioni e ospiti come nel “Progetto Amnesia” in cui Timpano intervista le persone che su prenotazione vanno a trovarlo per raccontare i loro ricordi di quel periodo, di quei fatti, ecc.
Ci sono infine le letture di due opere simbolo della letteratura italiana. La prima è “Gramsciana”, selezione ragionata da I quaderni dal carcere di Antonio Gramsci, la seconda è “Da apocalittico a integrato”, lettura integrale a puntate de Le avventure di Pinocchio di Carlo Collodi. Tutti momenti che poi rivedremo nei video caricati sul canale di YouTube aperto per l’occasione e sul sito, coerentemente con la logica della rete – l’architettura dei pubblici connessi e delle audience performative – che mette a disposizione dei contenuti ricercabili e scalabili da ognuno in vista di un processo sempre più attivo di ricezione. Fra gli aspetti più interessanti di questa operazione di “realtà teatrale accresciuta” possiamo indicare, in primo luogo, il modo in cui pone la questione teatrale e performativa in relazione con la scrittura della rete, delle sue logiche e sui suoi dispositivi. In seconda istanza la chiamata del pubblico – in presenza e in remoto – come elemento indispensabile della relazione comunicativa. Infine la messa al centro del corpo dell’attore che solo così può parlare del corpo morto di Aldo Moro e forse per estensione metaforica, come possiamo cogliere dalle dichiarazioni dello stesso Timpano, del corpo morto del teatro e della cultura italiani verso cui tutto il progetto prova a lanciare il suo grido di speranza.
Laura Gemini
D’ARS year 53/nr 214/summer 2013
[1] Cfr. http://incertezzacreativa.wordpress.com/2013/02/18/la-storia-che-serve-oggi-aldo-mortotragedia-e-il-teatro-saggistico-di-daniele-timpano/ D. Timpano, Storia cadaverica d’Italia . Dux in scatola, Risorgimento pop, Aldo Morto, Graziani G. (a cura di), Titivillus, Corazzano (PI), 2012.