Dopo la bella retrospettiva al PAC dello scorso autunno-inverno – di cui abbiamo parlato su D’Ars 216 – Adrian Paci (Scutari, Albania, 1969) torna a Milano con una personale, la sua sesta, alla galleria Kaufmann Repetto. In mostra una selezione di nuovi lavori su carta di piccole dimensioni e due grandi mosaici a parete. Con Paci – che, ricordiamo ancora una volta per i pigri e gli smemorati, che sono tanti, si pronuncia “Pazi”; è albanese – è sempre una sorpresa. Ogni volta ci si ritrova di fronte a un Adrian diverso: ora è un pittore, ora un fotografo, un progettista d’installazioni, un filmmaker, un performer, uno scultore, ora persino un mosaicista. Ma in fondo è sempre lui.
Di mosaici, in verità, ne aveva già fatti in passato, ma mai così grandi. Per realizzare i due esposti a Milano s’è fatto aiutare dal cugino Franc Paci, che gestisce un laboratorio mosaicista e vetrario. S’intitolano Il salto e Facciata: il primo ritrae un giovane nell’atto di saltar giù da un muretto di mattoni; l’altro raffigura il taglio stagionale delle erbe infestanti che crescono sul tetto del monastero di Haghpat, in Armenia – come si vede nel film Il colore del melograno (1969) di Sergei Parajanov, biopic sul poeta armeno Sayat-Nova, autore del verso che dà titolo alla mostra, La gloria vostra fu sole. E proprio il sole è il filo conduttore delle opere esposte a Milano, disegni e mosaici.
Un sole da deserto, abbagliante, che appiattisce tutto. Nell’atmosfera tremolante si riconoscono dei bagnanti a largo di una spiaggia; due ragazzi a braccia aperte; tre uomini nudi con le mani a coprirsi i genitali, contro un muro, uno di fianco all’altro. Banali scene di vita quotidiana, di vacanza, una scenetta spiritosa? Può darsi. Ma chi potrebbe dire con certezza che non si tratti di profughi appena tuffatisi in mare, come ne vediamo tanti, ogni giorno, al telegiornale? O di due soldati che si arrendono? O di tre prigionieri di guerra? I colori pastello, lividi, danno alle scene un’aria malinconica e il sole a picco confonde tutto, come in un miraggio. Riecco dunque spuntare, anche se mascherati, i temi cari a Paci (l’immigrazione; l’integrazione; il viaggio; la lontananza dalla propria terra; la condizione umana), presenti in tutte le sue opere, dal famoso video Centro di permanenza temporanea (2007), al recente cortometraggio The Column (2013).
Una nota di contorno. L’AMACI, Associazione dei Musei d’Arte Contemporanea Italiani, ha scelto un lavoro di Paci (Greeters, 2014) come immagine-guida della decima Giornata del Contemporaneo (11 ottobre), quando, come al solito, i musei associati apriranno gratuitamente le porte al pubblico.
Stefano Ferrari
Adrian Paci. La gloria vostra fu sole
A cura di Pierpaolo Campanini
Fino al 8 nov. 2014
Galleria Kaufmann Repetto, Milano