Venerdì 21 novembre la direttrice Emanuela Martini ha inaugurato la 32ma edizione del Torino Film Festival assieme a Paolo Virzì, che da Los Angeles si è collegato in streaming per salutare giornalisti e operatori del settore (il regista sta promuovendo negli States il suo Capitale umano, in corsa per gli Oscar 2015). Vetrina italiana del cinema indipendente fin dal 1981, quando lo storico e critico Gianni Rondolino ne ha tenuto il battesimo, il TFF di quest’anno si presenta con un carattere cupo con i noir, i thriller e i drammi del concorso Torino 32, gli horror e i film soprannaturali di After Hours e mantiene la sua vena impegnata con le proposte di Diritti & Rovesci e TFFDOC, per ricordare alcune delle molteplici parti che ne compongono l’insieme. Una delle anime del festival rimane ancorata alla storia del cinema: New Hollywood è il secondo capitolo della retrospettiva che, iniziata lo scorso anno, ripercorre autori e opere che hanno segnato un momento di trasformazione della storia del cinema.
In tutto 10 sezioni per 8 giorni di festival e un totale di 197 opere. Tra i film in concorso c’è The Duke of Burgundy di Peter Strickland, regista inglese già Orso d’Argento a Berlino per Katalin Varga. Dramma a sfondo erotico, il lavoro di Strickland riflette sulla combinazione desiderio-sottomissione-piacere tra due donne, Cynthia e Evelyn, che vivono assieme in un’isolata casa di campagna, palcoscenico dei loro giochi erotici e masochistici. A mantenere l’equilibrio nel loro rapporto è “la recita” costruita da Evelyn che scrive una sceneggiatura in cui Cynthia deve interpretare la padrona di casa e impartire ordini alla domestica, alias Evelyn, che, irrimediabilmente, sarà punita per la sua incompetenza. Costruendo un parallelismo con il mondo biologico (Cynthia studia le falene e gli insetti), l’approfondimento dei rapporti di forza tra le due è posto sotto la lente di ingrandimento come gli insetti analizzati al microscopio: si crea una catene di sovrapposizioni in cui l’occhio di Evelyn si confonde con quello di Cynthia e con quello del regista che, a sua volta, prova piacere dalla rappresentazione della partitura su cui ha lavorato.
Per la sezione After Hours è da segnalare l’omaggio al regista Jim Mickle. Habitué di festival importanti come Toronto e Sitges, Mickle arriva a Torino con quattro film tra cui Cold in July. Presentato al Sundance 2014, il thriller è una bella ed elettrizzante prova di scrittura filmica che stravolge completamente le aspettative iniziali dello spettatore, costruendo in maniera originale la tensione narrativa; fondamentale nella riuscita è stata la collaborazione con lo scrittore americano Joe R. Lansdale dal cui omonimo romanzo è tratto il film. Subito palese il rimando al film A history of violence di Cronenberg, dove un tranquillo e onesto uomo diventa protagonista di un fatto di sangue e si dimostra capace di azioni prima di allora impensabili. Ritmo, sguardo attento al dettaglio, approfondimento dei personaggi: la regia riesce a dare molto e a non deludere.
Ho faticato ad entrare in sala per i film della rassegna New Hollywood. Sam Peckinpah, Francis Ford Coppola, Alan J. Pakula sono solo alcuni dei registi proposti; ci sono anche Steven Spielberg con Jaws e Mike Nichols con The graduate e Carnal knowledge. Scomparso il giorno precedente l’inaugurazione, Mike Nichols è stato l’altro personaggio, accanto al critico e docente Franco La Polla, a cui Emanuela Martini ha dedicato l’edizione del festival.
Nonostante i tagli e la riduzione del numero di sale coinvolte, il TFF riscuote il più vivo interesse da parte della città e della comunità di cinefili. Non solo apprezzamenti per i singoli film ma soprattutto la capacità di mettere insieme una proposta culturale chiara e precisa, in grado di valorizzare/si.
Elena Cappelletti
Torino Film Festival – 32ma edizione
Dal 21 al 29 novembre 2014